Narcotraffico: operazione “Overing”, sentenza della Cassazione
Vanno definitive sette condanne. Coinvolti anche diversi vibonesi e narcos colombiani. La raffineria per la cocaina era stata scoperta in un casolare di campagna a Panaia di Spilinga
Sentenza della Cassazione per otto imputati coinvolti nell’operazione della Dda di Catanzaro e dei carabinieri del Ros denominata “Overing”, tesa a disarticolare un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico (cocaina) con la Colombia.
Queste le pene che vanno definitive in quanto i ricorsi delle difese sono stati ritenuti inammissibili (confermando così la sentenza della Corte d’appello di Catanzaro emessa il 30 ottobre 2019): condanna a 13 anni e 6 mesi per Ciro Davolo, di 68 anni, di Vibo Valentia (17 anni e 6 mesi in primo grado); 6 anni per Giuseppe Schiariti, di 39 anni, di Panaia, frazione di Spilinga (in primo grado 8 anni); 9 anni e 6 mesi per Ambrosio Aniello, di 63 anni, di Riccione (17 anni in primo grado); 7 anni e 6 mesi Correa Gonzales Guillermo Leon, colombiano (8 anni e 6 mesi in primo grado); 5 anni per Elton Zotaj, di 40 anni, albanese, residente a Fiano Romano, latitante (6 anni in primo grado); 5 anni per Riza Baco, 42 anni, albanese residente a Fiano Romano (6 anni in primo grado); 5 anni e 32mila euro di multa Antonio Cortese, di 54 anni, di San Gregorio d’Ippona.
Unico annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione quello nei confronti di Michele Flemma, 46 anni, di Perugia, che in appello era stato condannato a 8 anni e 6 mesi (15 anni e 6 mesi in primo grado). In questo caso la Suprema Corte ha annullato limitatamente all’applicabilità delle circostanze attenuanti generiche rinviando per nuovo giudizio sul punto ad altra sezione della Corte d’appello di Catanzaro. Dichiarati inammissibili i ricorsi di Michele Flemma nel resto. [Continua in basso]
L’accusa e la sentenza
Associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale di cocaina, l’accusa contestata dalla Dda. Gli imputati erano accusati, a vario titolo e con ruoli diversi, di aver importato diversi chili di cocaina nel territorio italiano dal Sud America con un accordo fra vibonesi e reggini per la ripartizione dei ruoli e la suddivisione dei guadagni. L’operazione era stata condotta dal Ros di Catanzaro e nasce da una “costola” della più nota operazione “Decollo” del 2004. La raffineria per la cocaina era stata scoperta in un casolare di campagna a Panaia di Spilinga di proprietà del vibonese Domenico Cino. Nel corso delle indagini, i carabinieri del Ros sono arrivati a sequestrare sino a 600 chili di cocaina, sbarcata in diversi porti, fra i quali anche quello di Gioia Tauro.
In particolare, Antonio Cortese è stato dichiarato responsabile del reato di tentata importazione di cocaina relativo ad una vicenda svoltasi tra il giugno del 2008 e il luglio del 2009, in attuazione del programma criminoso finalizzato all’importazione in Italia, attraverso fornitori spagnoli, di un rilevante quantitativo di cocaina, che i due fratelli Cortese, Fabrizio e Francesco (giudicati in abbreviato), si erano impegnati a rivendere ad un gruppo criminale albanese, del quale facevano parte Zotaj Elton e Baco Riza, residenti in Italia e destinatari finali della sostanza stupefacente.
Il vibonese Ciro Davolo (si trova in carcere) è stato ritenuto come inserito in un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, concorrendo nell’acquisto, finanziamento, offerta in vendita, commercializzazione e detenzione illecita di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente partecipando all’importazione in Italia di ingenti quantitativi della medesima droga tra l’inizio del mese di febbraio 2006 e l’inizio del mese di febbraio 2007 in varie località italiane e straniere.
Giuseppe Schiariti di Panaia di Spilinga è stato invece ritenuto responsabile di aver concorso nell’acquisto, finanziamento, offerta in vendita, commercializzazione e detenzione illecita di cocaina riposta all’interno di 140 ovuli in gomma di lattice. Narcotico sequestrato presso l’Hotel Domus Aurea di Roma il 22 febbraio 2007.
La sentenza di primo grado per gli imputati era stata emessa dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel 2018.
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