Omicidio Piccione a Vibo Valentia: chiesti due rinvii a giudizio
Stralciate sette posizioni. Il delitto del geologo di Vibo sarebbe stato deciso dai vertici del clan Lo Bianco dopo l’uccisione di un loro congiunto. Un fatto di sangue avvenuto la domenica di carnevale del 21 febbraio 1993
Due sole richieste di rinvio a giudizio da parte della Dda di Catanzaro per l’omicidio dell’imprenditore e geologo Filippo Piccione. Rispetto all’avviso di conclusione delle indagini non ci sono infatti i nomi di 7 indagati che non compariranno quindi in udienza preliminare dinanzi al gup. Il processo è stato quindi chiesto per Salvatore Lo Bianco, 50 anni, detto “U Gniccu” (già in carcere per Rinascita Scott) e per il cugino Rosario Lo Bianco, 52 anni, detto “Sarino” (genero del defunto boss Carmelo Lo Bianco, detto “Sicarro”). Nel capo d’imputazione elevato nei loro confronti si legge che l’omicidio di Filippo Piccione – avvenuto domenica di carnevale del 21 febbraio 1993, intorno alle 21.15 – sarebbe stato deciso dai vertici della “Società maggiore” del “locale” di ‘ndrangheta di Vibo Valentia e più precisamente per volontà di Carmelo Lo Bianco (“Piccinni”), Carmelo Lo Bianco (“Sicarro”), Vincenzo Lo Bianco e Antonino Lo Bianco (tutti deceduti), nonché per volere di Michele Lo Bianco, Domenico Lo Bianco, Leoluca Lo Bianco (“U Rozzu”), Paolino Lo Bianco, Vincenzo Barba, Filippo Catania e Antonio Franzè, che avrebbero conferito il mandato omicidiario per eliminare Filippo Piccione.
Coinvolti nel fatto di sangue – secondo l’accusa rappresentata dal pm Annamaria Frustaci – anche Nicola Lo Bianco (cl. ’72, figlio di “Sicarro”) e Antonio Grillo, detto “Totò Mazzeo”, il primo vittima della “lupara bianca”, il secondo deceduto. [Continua in basso]
Nei confronti di Michele Lo Bianco, 74 anni, detto “U Ciucciu” (fratello di Sicarro), Domenico Lo Bianco, 80 anni, Leoluca Lo Bianco, 63 anni, detto “U Rozzu” (detenuto per Rinascita Scott), Filippo Catania, 71 anni (anche lui detenuto per Rinascita Scott), Antonio Franzè, 56 anni, Paolino Lo Bianco, 57 anni (detenuto per Rinascita Scott), Vincenzo Barba, 70 anni (anche lui detenuto per Rinascita Scott) si procede quindi separatamente e le loro posizioni sono state stralciate rispetto a quelle di Salvatore Lo Bianco e Rosario Lo Bianco che dovranno invece comparire dinanzi al gup distrettuale, Alfredo Ferraro, il 3 marzo prossimo.
Le accuse
Filippo Piccione era stato ritenuto dal clan Lo Bianco coinvolto nell’omicidio di Leoluca Lo Bianco (cl. ’68) avvenuto l’1 febbraio 1992 in contrada Nasari a Vibo. Un fatto di sangue, quest’ultimo, rimasto impunito e per il quale non vi è alcuna certezza di un coinvolgimento di Filippo Piccione. La convinzione dei Lo Bianco circa un coinvolgimento di Piccione avrebbe quindi portato alla decisione di eliminare il geologo vibonese.
In particolare, Antonio Grillo, alias “Totò Mazzeo” e Rosario Lo Bianco avrebbero fatto da “palo”, avvertendo gli esecutori materiali in ordine agli spostamenti della vittima designata. Salvatore Lo Bianco (detto “U Gniccu”, fratello di Leoluca Lo Bianco assassinato l’anno precedente) sarebbe stato accompagnato sul luogo del delitto dal cugino Nicola Lo Bianco (figlio di Carmelo Lo Bianco, “Sicarro”). Sia Salvatore Lo Bianco che Nicola Lo Bianco avrebbero indossato maschere di carnevale. A sparare i colpi di pistola all’indirizzo di Filippo Piccione, a due passi da piazza Municipio e nei pressi dell’abitazione della vittima, sarebbe stato Salvatore Lo Bianco (“U Gniccu”). Le contestazioni per Salvatore e Rosario Lo Bianco sono aggravate dalla premeditazione e dalle finalità mafiose.
Le persone offese sono state individuate dalla Dda in Concetta Maria Valente (moglie di Filippo Piccione), Francesca Piccione, Gianluca Piccione, Rocco Piccione, Domenico Piccione, Elisabetta Piccione (figli della vittima).
Salvatore Lo Bianco (“U Gniccu”) è difeso dagli avvocati Vincenzo Gennaro e Giuseppe Orecchio, Rosario Lo Bianco dall’avvocato Patrizio Cuppari.
Michele Lo Bianco e Domenico Lo Bianco sono invece assistiti dall’avvocato Michelangelo Miceli, Leoluca Lo Bianco dagli avvocati Antonietta De Nicolò Gliotti e Francesco Sabatino, Filippo Catania dall’avvocato Vincenzo Gennaro, Antonio Franzè e Paolino Lo Bianco dall’avvocato Vincenzo Gennaro, Vincenzo Barba dagli avvocati Gennaro e Sabatino.
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