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Nicotera, la mancata intitolazione di una via a Stefano Piperno e l’indignazione dei genitori

Missiva di Luigia Pagano e Gregorio Piperno al sindaco, al prefetto, al presidente del Consiglio comunale ed al capogruppo di minoranza per ricordare gli impegni disattesi dall’amministrazione Marasco «che ignora colpevolmente un concittadino inerme ed innocente». Richiamato un nostro servizio giornalistico e chiesta la sospensione dell’attuale toponomastica con contestuale accesso agli atti

Nicotera, la mancata intitolazione di una via a Stefano Piperno e l’indignazione dei genitori
I genitori di Stefano Piperno

Non ci stanno i genitori di Stefano Piperno – il giovane educatore ucciso e dato alle fiamme il 19 giugno 2018 – alla mancata intitolazione di una Via a Nicotera da parte dell’attuale amministrazione comunale per ricordare loro figlio. Attraverso una missiva inviata al sindaco del Comune di Nicotera, Giuseppe Marasco, e per conoscenza al prefetto di Vibo Valentia Roberta Lulli, al presidente del Consiglio comunale di Nicotera e al capogruppo di minoranza ripercorrono quindi l’intera vicenda che ha portato alla mancata intitolazione di una strada o di una piazza alla memoria del figlio, ma soprattutto gli impegni disattesi da parte del Comune. E proprio l’operato degli amministratori comunali di Nicotera non ne esce bene dalla missiva dei coniugi Piperno, che meritano invece risposte serie e documentate (hanno chiesto l’accesso agli atti), anche alla luce del richiamo che gli stessi genitori del povero Stefano Piperno fanno di una recente nostra inchiesta giornalistica che dava conto di alcune figure all’interno sia dell’amministrazione di Nicotera e, più di recente, nel Consiglio provinciale di Vibo Valentia.

Questo il testo integrale della missiva dei genitori di Stefano Piperno:

“Siamo i coniugi Pagano Luigia e Piperno Gregorio, cittadini di Nicotera, genitori di Stefano Piperno, ucciso a Nicotera  il 19 giugno 2018 per motivi futili e abietti e, successivamente, in dispregio della vita umana e per occultare vilmente l’efferato crimine, il cadavere di nostro figlio è stato incendiato nell’autovettura ed è rimasto distrutto e abbandonato in un uliveto sito nel territorio del comune di Nicotera. Alla famiglia sono state restituite solo quelle poche ossa che di Lui erano rimaste, mentre i rappresentanti del Comune non hanno mai mostrato alcun risentimento per l’accaduto. La tragedia di Stefano Piperno – in quanto essere umano – non è solo un fatto che riguarda la famiglia Piperno ma incide sulla vita di ogni comunità, degna di questo nome e dovrebbe essere una tragedia collettiva, specialmente per i suoi rappresentanti. Ciò che è capitato a Stefano Piperno potrebbe succedere a qualsiasi altro giovane ed una comunità che non si indigna per simili fatti è una comunità malata, priva di anima, priva di sensibilità umana: non è una comunità ma un’accozzaglia di individui, senza legami interpersonali, senza sentimenti di reciproca solidarietà, senza valori condivisi. [Continua in basso]

Le esequie di Stefano Piperno a Nicotera
I funerali di Stefano Piperno

La comunità, invece, è un’unità vivente di sentimenti, affetti, emozioni e idee, che stabilisce tra i suoi componenti un legame profondo ed  intimo. In comunità con i suoi concittadini, una persona si trova dalla nascita, legata a essi nel bene e nel male.

Stefano Piperno, giovane intellettuale nicoterese, dolce e pronto ad aiutare tutti – specialmente i più bisognosi ed emarginati -, dopo aver conseguito due lauree presso l’Università di Perugia, dopo essersi abilitato all’insegnamento e specializzato sul sostegno, ha insegnato per tre anni Letteratura italiana e Storia in un Istituto tecnico ed anche Italiano come lingua 2 nel CAS di Nicotera. Proprio quest’ultimo lavoro gli procurava molta soddisfazione, perché poteva aiutare gente che, spesso, viene sfruttata e tenuta ai margini della società. Negli ultimi mesi della sua vita ha superato il concorso a cattedra per Italiano e Latino e un mese dopo la sua morte gli veniva  assegnata la cattedra di Italiano e Latino.

Nel 2019, qualche mese dopo che si è insediata l’attuale amministrazione, quando si è iniziato a parlare che si sarebbe proceduto alla realizzazione di una nuova toponomastica delle strade di Nicotera, attraverso l’assessore Marco Vecchio, abbiamo fatto sapere alla Giunta comunale che avremmo gradito che una Via, frequentata da giovani, venisse intestata a Stefano Piperno. Abbiamo spiegato anche il perché di questa richiesta:  solo così potevamo ricordare Stefano, perché, come è consuetudine in questi casi, si colloca una targa o un monumento, che ricordi il defunto, nel posto dove avviene l’omicidio o l’incidente: noi tutto questo non lo potevamo attuare in quanto i vili e feroci assassini, dopo avere attirato Stefano con l’inganno nella loro casa, proprio lì lo hanno ucciso. [Continua in basso]

Gregorio Piperno, padre della vittima

L’arch. Vecchio, consultatosi con gli amministratori, ci comunicava che la nostra richiesta non poteva essere accolta, perché nostro figlio era morto da meno di dieci anni. Noi, che sempre siamo stati rispettosi delle Leggi e dei regolamenti, pur sapendo che ogni legge ha delle deroghe, non abbiamo per quel momento più parlato.

Nel maggio 2020 compariva on-line sull’albo pretorio del Comune, dopo una serie di sotterfugi degli amministratori da noi consultati, un verbale di giunta (ritirato prima dei termini di legge) con degli allegati che contenevano il nuovo stradario. Consultato lo stradario, ci accorgemmo che comprendeva anche nomi di persone decedute da meno di dieci anni (Pino Neri, dott. Alfonso Del Vecchio, Don Miserino, etc.).

Nello stesso tempo appariva su Facebook un dialogo tra l’assessore Leone e un certo Durante (costui in quale veste non lo sappiamo) che discutevano della necessità di trovare un” buco” per l’Arcidiacono Corso (il termine “buco” ci sembra molto irrispettoso nei riguardi di un defunto:  segno manifesto della sottocultura umana e sociale dei dialoganti).

Alla luce di tutto questo, abbiamo contattato l’assessore  Vecchio, lamentandoci per l’operato dell’Amministrazione. L’assessore, gentilmente, si precipitava a casa nostra negando a più riprese l’innegabile e cioè che quello che noi vedevamo sul computer non era vero. [Continua in basso]

Il sindaco Giuseppe Marasco

La sera successiva venivamo contattati telefonicamente dal sindaco che ci invitava per l’indomani nel suo ufficio. Il giorno dopo e all’ora stabilita, il sindaco ci accoglieva in maniera melliflua in Comune, dicendoci che le nostre lamentele erano fondate e che subito, prima che  lo stradario divenisse definitivo avrebbe fatto richiesta in Prefettura per quattro deroghe: Pino Neri, Alfonso Del Vecchio, Don Miserino, Stefano Piperno. Inoltre ci comunicava che avrebbe provveduto subito a far riattivare una giostrina, dismessa da tempo, che il Comune conservava nei suoi magazzini, dandole il nome di nostro figlio. Noi immediatamente abbiamo rifiutato che venisse dato il nome di Stefano ad una giostrina, anzi lo ritenevamo offensivo perché, secondo noi, per la medesima era più adatto il nome di un cartone animato.

A quel punto abbiamo insistito a che l’intestazione a nostro figlio venisse data a una strada molto frequentata da giovani, ad esempio, una strada come quella che attualmente viene nominata “dietro il castello”, per ricordare un giovane che non ha mai fatto alcun male, che ha avuto sempre rispetto per le regole del vivere civile e perchè servisse da monito a chi disprezza la vita umana ed agisce dietro impulso di istinti bestiali.

Il sindaco di Nicotera Marasco brinda nei videoclip con la cantante Merante

Prima che ci salutassimo il sindaco (ci voleva ancora prendere in giro?), ci ha nuovamente rassicurati dicendoci di stare tranquilli ed ha aggiunto che, una volta  avute le deroghe dalla Prefettura per i deceduti da meno di dieci anni, avrebbe preso la mappa di Nicotera facendo scegliere a noi la strada, che ricordasse nostro figlio. Quindi, dopo l’ incontro e le rassicurazioni fatte dal sindaco, pensando che il sig. Marasco era un uomo di parola, stavamo in speranzosa attesa, quando un giorno il sindaco comunica attraverso facebook alla cittadinanza che, finalmente, lo stradario era stato approvato dagli Uffici preposti. Questa notizia ci ha lasciati sbigottiti, perché abbiamo visto che erano state intestate diverse Vie a cittadini  morti da meno di dieci anni, mentre nostro figlio era stato dimenticato. Dopo i fatti esposti abbiamo chiesto al sindaco e alla vicesindaco un appuntamento per avere delle delucidazioni sull’accaduto, ma non siamo stati degnati di alcuna risposta: eppure siamo anche noi cittadini che – attraverso le tasse – mensilmente paghiamo i servizi del Comune e gli stipendi degli amministratori.

Da questa esperienza dobbiamo tristemente dedurre che abbiamo un’amministrazione poco rispettosa, corretta e sensibile verso i concittadini, un’amministrazione che ignora colpevolmente un concittadino inerme ed innocente, ucciso in una maniera vergognosa e barbara, ucciso senza che sia stata data la benché minima ragione o spiegazione da alcuni vili ed abominevoli componenti di questa comunità, ma si preoccupa di ricordare, con insipido sfoggio di cultura,  il vescovo Niceforo.  Eravamo convinti che una comunità, degna di questo nome, deve condannare – con fermezza e con determinazione – i delinquenti e gli assassini, chi viola le leggi e le norme del viver comunitario. Inoltre, deve inculcare nei giovani – con tutte le forme di comunicazione a sua disposizione – i valori della vita, della solidarietà, della convivenza civile, della legalità ma, una massima  antica -giustamente- recita: Nemo dat quod non habet”.

Il messaggio che scaturisce da questi comportamenti indica che chi rappresenta attualmente la nostra  comunità ha scarsa sensibilità per i suindicati valori. E’ un’amministrazione che cura pomposamente l’esteriorità, le apparenze, le appartenenze: divertimenti, luminarie, via del vischio, Teresa Merante, etc. etc.  Addirittura, ipocritamente, nelle serate estive, invita personalità di tutt’altro spessore, per disquisire di legalità….

Oh quanta species, sed cerebrum non habet !!!”

Premesso ciò, noi ci domandiamo e contemporaneamente chiediamo a tutti i componenti dell’Amministrazione di Nicotera ed a S.E. il Prefetto di Vibo Valentia, se il sindaco di Nicotera e la sua Giunta sono esonerati dall’osservare la Costituzione che considera tutti i cittadini uguali senza alcuna distinzione. Da quanto abbiamo esposto si deduce chiaramente che l’amministrazione Marasco si sente al di sopra di ogni legge ed amministra la cosa pubblica come fosse proprietà privata: Nicotera non è, dunque, un paese democratico. Gli amministratori pensano di distogliere i cittadini dai gravi problemi che li attanagliano (scarsissimi servizi sanitari, delinquenza, disoccupazione, emigrazione, chiusura degli esercizi commerciali, denatalità, etc.) con divertimenti, luminarie etc. etc.

Il Videoclip della canzone della Merante condiviso su facebook dal consigliere Leone (con delega alla Cultura)

La politica locale in questi ultimi giorni si pavoneggia sul fatto che dopo diciassette anni un consigliere nicoterese è stato eletto nel Consiglio provinciale, dimenticandosi dello scandalo scoppiato appena un anno fa per il comportamento proprio di Giuseppe Leone.  Non tutti, però, hanno la memoria corta ed il giornalista Giuseppe Baglivo, a proposito dell’assessore alla Cultura Leone, dopo la sua elezione a consigliere provinciale, scrive:di altro neo eletto consigliere provinciale ci eravamo occupati nel gennaio scorso, visto che non aveva trovato di meglio che condividere sulla propria bacheca facebook (giorno di Natale 25 dicembre 2020) il videoclip della canzone di Teresa Merante in cui venivano salutati dalla villetta comunale di Nicotera i carcerati e si augurava loro di tornare presto in libertà (cantante già nota per testi in cui inneggia ai latitanti e si scaglia contro i magistrati). Una vicenda sollevata dalla nostra testata e che aveva destato scandalo ed avuto risonanza nazionale, costringendo il sindaco di Nicotera Giuseppe Marasco a scusarsi pubblicamente per l’accaduto. Avevamo altresì chiesto le dimissioni di tale consigliere (con delega alla Cultura, fra l’altro) che non sono però mai arrivate. Da oggi è, quindi, anche consigliere provinciale.

La sede della Prefettura e Roberta Lulli, prefetto di Vibo Valentia

Siccome il controllo sugli enti locali spetta per legge alle Prefetture ed al prefetto in particolare, che devono rassicurare i cittadini circa la mancanza di infiltrazioni mafiose in Comuni e Province (soprattutto quando i loro vertici si trovano imputati per reati aggravati da finalità mafiose), ci soffermiamo su quello che emerge dagli atti messi nero su bianco dalla stessa Prefettura di Vibo su alcuni dei neo eletti consiglieri provinciali e su ciò che emerge pure da alcune inchieste antimafia e giornalistiche”.  (Giuseppe Baglivo – 19 Dicembre 2021 ore 16:24).

Tanto premesso con la presente, inviata a mezzo Pec, ai sensi della Legge n° 241/1992 e successive mm.e ii., chiediamo al sindaco, con urgenza, l’accesso agli atti, con espressa richiesta che ci vengano rilasciati, in copia conforme all’originale, i seguenti atti amministrativi:

-Delibera di Giunta n. 36 del 12/04/2021, avente per oggetto; “Approvazione Nuova Toponomastica comunale_COP” ,  con relativi allegati.

Chiediamo, inoltre, che momentaneamente venga sospesa l’attuazione della toponomastica.  La presente si trasmette per conoscenza a S.E. il Prefetto di Vibo Valentia, al capogruppo di minoranza e al presidente del Consiglio comunale con sommessa richiesta di voler cortesemente vigilare sull’operato dell’Amministrazione comunale di Nicotera in merito alla prospettata vicenda”.

Ricordiamo che nell’ambito dell’inchiesta scaturita dall’omicidio di Stefano Piperno il 5 febbraio 2021 sono stati condannati in Appello Ezio Perfidio a 30 anni di reclusione (accusato di aver sparato contro il giovane educatore di Nicotera), mentre il padre Francesco Perfidio è stato condannato a 6 anni. Sono entrambi di Nicotera.

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