Violenza sulle donne, al Comune di Cessaniti uno sportello per richiedere il reddito di libertà
L’ufficio disposto presso i Servizi sociali curerà tutti gli aspetti legati all’iter. Il sindaco Mazzeo: «Sì a provvedimenti per favorire l’autonomia delle donne»
Un aiuto concreto per le vittime di violenza. Un primo passaggio per mettere la parola “fine” a storie familiari intricate, dolorose e molto spesso violente. A Cessaniti è stato attivato uno sportello per consentire alle vittime di violenza che intendono chiedere il Reddito di libertà, di essere seguite nell’iter. L’ufficio disposto presso i Servizi sociali del Comune ne curerà ogni aspetto, dai contatti con il Centro antiviolenza fino alla compilazione dell’attestazione contenuta nel modello di istanza predisposto dall’Inps.
Il reddito di libertà, chi può richiederlo
«Finalmente uno strumento diretto e concreto che mira al cuore del problema della violenza sulle donne», commenta il sindaco Francesco Mazzeo che aggiunge: «L’approvazione del reddito di libertà, ed anche di civiltà aggiungerei, è rivolto infatti, a tutte le donne senza figli o con figli, in condizione di povertà e di particolare vulnerabilità, che hanno deciso o che decideranno, di iniziare un percorso di autonomia e di emancipazione dall’oppressione nella quale sono finite, ed è finalizzato a sostenere le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale, nonché il percorso scolastico e formativo dei figli».
La violenza di genere
A giudizio del primo cittadino «un primo passo indubbiamente utile perché – sottolinea – va ad intercettare la questione sommersa, ma estremamente strutturale, del fenomeno legato alla frequente dipendenza economica delle donne dai propri aggressori, che spesso le costringono a non denunciare e nemmeno a trovare le parole per dire a se stesse di essere vittime di vessazioni e di violenze varia natura, fisica, psicologica, morale, sociale».
Tuttavia «questo strumento – fa rilevare il sindaco Mazzeo – deve essere sostenuto da altri provvedimenti normativi, finalizzati a favorire l’autonomia delle donne, soprattutto nelle Regioni del Sud, così da scardinare quel circolo vizioso che lega le violenze con la quotidianità e gli affetti più cari, attivando un programma di politiche attive atto ad accompagnare le donne verso percorsi di autonomizzazione completi, non solo dal punto di vista psicologico, ma anche sociale. Perché purtroppo, quello della violenza di genere, che poi troppo spesso sfocia nel femminicidio, è un dramma sociale che cresce e che, nei due anni di pandemia, si è ulteriormente aggravato».
Per il primo cittadino: «La violenza sulle donne è una questione pubblica e deve tornare ad essere al centro dell’agenda del Governo in quanto è soprattutto una questione sociale generalizzata e come tale andrebbe trattata».
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