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La strage nazista dimenticata e rimasta impunita

La ritirata tedesca dopo l’armistizio della seconda guerra mondiale, lasciò dietro di sé una tragica scia di sangue e distruzione. L’eccidio di Rizziconi, unica carneficina nazista in Calabria, causò 17 morti e 56 feriti che non ebbero mai giustizia.

La strage nazista dimenticata e rimasta impunita

Dopo l’occupazione della Sicilia da parte degli Alleati, i tedeschi erano riusciti ad evacuare dall’isola la maggior parte dei propri uomini e materiali grazie al successo dell’audace operazione “Lehrgang”, effettuata per mezzo di un ponte di barche. In Calabria si stavano ritirando lasciando dietro di sé macerie a catena lungo tutte le vie di comunicazione.

E purtroppo avevano cominciato a lasciare dietro di sé anche una scia di sangue innocente, come sarebbe spesso accaduto in Italia nel corso della seconda guerra mondiale. Erano giornate di grande concitazione e confusione. Il 3 settembre era stato firmato a Cassibile l’armistizio tra Italia e anglo-americani, anche se la notizia verrà data la sera dell’8 settembre. Fra le truppe italiane tirava aria di smobilitazione e i tedeschi erano diventati ogni giorno più diffidenti e ostili.

Le truppe della Wermacht si erano concentrate nella Piana di Gioia Tauro, la maggior parte a Rizziconi e nei comuni limitrofi di Cittanova e Taurianova, per tentare un’improbabile difesa del continente. Poi arrivò l’ordine di ritirarsi verso nord (messaggio in codice Feuerbrunst “il fuoco brucia”), in previsione di uno sbarco alleato in grande stile che sarebbe poi avvenuto a Salerno giorno 10, ma la ritirata della 26a Panzer Division e della 29a Panzergranedier verrà rallentata dallo sbarco della 231a Brigata britannica a Vibo Marina nella notte tra il 7 e l’8 settembre.

Forse i tedeschi già sapevano o cominciavano a sospettare che gli italiani stavano per cambiare alleato e, prima di ritirasi, indirizzarono il fuoco dei carri armati sull’abitato del centro agricolo della Piana di Gioia Tauro, massacrando a cannonate inermi civili, in maggioranza donne, bambini e anziani, vite indifese spezzate per rappresaglia dai nazisti.

Le cannonate durarono diverse ore anche dopo che i poveri cittadini ebbero issato sulla chiesa un lenzuolo bianco: 17 morti e 56 feriti fu il tragico bilancio dell’unica strage nazista registrata in Calabria, la più tragica del Mezzogiorno d’Italia, rimasta impunita e di cui non c’è traccia neanche nel registro dei crimini di guerra presso la Procura militare di Roma.

Nessuno ne ha parlato, nessuno ha denunciato, nemmeno i familiari delle vittime. Gente di Calabria, abituata ad ataviche ingiustizie e oppressioni.

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