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Fusione tra Comuni nel Vibonese, Fiumara ribatte al Comitato: «Non è il numero degli abitanti ad attrarre»

L’ingegnere: «Il territorio va restituito ai cittadini rendendolo vivibile in ogni angolo: ecco perché bisogna rafforzare le realtà periferiche esistenti, cui ho fatto riferimento»

Fusione tra Comuni nel Vibonese, Fiumara ribatte al Comitato: «Non è il numero degli abitanti ad attrarre»
Corso Vittorio Emanuele III a Vibo

Dice di non volersi sottrarre al dibattitto sulla fusione dei Comuni. E, pertanto, Amerigo Fiumara, ingegnere vibonese e militante della sinistra locale, controreplica al Comitato “Progetto Valentia”, che, a sua volta, aveva risposto per le rime proprio al professionista vibonese. In breve i fatti. È noto: l’associazione “Progetto Valentia” ha proposto la fusione con il Comune di Vibo Valentia di altri 13 enti locali del Vibonese per realizzare un grande ente territoriale. Fiumara, poi, da un lato ha bocciato tale idea e, dall’altro, ha lanciato una via che, a suo giudizio, potrebbe divenire «un riferimento nazionale»: ossia passare da 50 a 14 Comuni, «rispettando così l’omogeneità territoriale ed evitando la polarizzazione su Vibo Valentia». A lui ha replicato il Comitato che ha, tra l’altro, rimproverato all’ingegnere il fatto che «pur condividendo alcuni aspetti molto di massima del progetto, se ne discosta completamente per significati e contenuti reali». Per i fondatori del Comitato, insomma, ha usato parole «non veritiere e poco rispettose nei confronti dell’associazione». [Continua in basso]

L’affondo

Quindi, la controreplica di Fiumara: «Rivendico – attacca oggi l’interessato – di essere stato il primo, nel lontano 2006, a proporre una nuova conurbazione di 22 Comuni a livello provinciale, a seguito dell’idea di fusione tra Vibo e Pizzo lanciata dall’ avvocato Giuseppe Pasquino e dal senatore Antonino Murmura. Nel 2008 fui l’unica voce a bollare come “idea politicamente aberrante” la proposta di istituzione di “Porto Santa Venere”.  Oggi, nel silenzio generale, un mio modesto contributo sul tema, suscita indignazione e gratuite reazioni».

Detto questo, Fiumara fa presente che «per 31 anni, su 47 di professione, ho svolto funzioni di dirigente di pubblica amministrazione, in diversi enti di ragguardevoli dimensioni, per popolazione ed estensione territoriale.  Attraverso il quotidiano contatto con gli amministrati, con organizzazioni sindacali, professionali, imprenditoriali, culturali, politiche, ed una costante formazione tecnico-amministrativa, ho acquisito un bagaglio di esperienza utile per imparare a leggere la realtà con assoluto distacco ed obiettività, capire, altresì, gli avvenimenti nei diversi momenti storici e, quindi, dare risposte, di mia competenza, adeguate alle attese e necessità dei cittadini.   Affermo, pertanto – aggiunge ancora il professionista vibonese – che non si può nemmeno tentare di scardinare l’essenza stessa delle comunità territoriali con proposte “incestuose”. Un territorio perfetto come il nostro subirebbe un trauma politico-amministrativo devastante, con conseguenti esasperazioni conflittuali a tutti i livelli. Si rischierebbe di riconsegnare in mani sbagliate e pericolose le nostre sorti, rendendo vano ogni sforzo sin qui profuso dalla magistratura». [Continua in basso]

Il territorio, invece, a giudizio dell’interessato, «va restituito ai cittadini rendendolo vivibile in ogni angolo: ecco perché bisogna rafforzare le realtà periferiche esistenti, cui ho fatto riferimento nel precedente intervento. Vibo può e deve riconquistare il suo antico ruolo di Città degli Studi e di Polo Sanitario; non sarà il numero di abitanti ad attrarre ma la capacità di visione del futuro. Sarebbe auspicabile un confronto diretto con esperti amministrativisti, economisti, pianificatori, antropologi, in un apposito convegno o dibattito televisivo, ove si possa contribuire tutti  – conclude Fiumara – con articolate argomentazioni e non per semplici  assunti, affinché un nuovo e realistico scenario territoriale possa vedere la luce».

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