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Fusione tra Comuni, il Comitato bacchetta Fiumara. E rilancia: «Un’opportunità l’unione con Vibo»

Controreplica all'ingegnere. I promotori del progetto puntano a trasformare il Comune capoluogo in un grande ente territoriale con l’assorbimento di altri 13 centri del territorio provinciale

Fusione tra Comuni, il Comitato bacchetta Fiumara. E rilancia: «Un’opportunità l’unione con Vibo»
Uno scorcio di Vibo Valentia

Dalla sede del Comitato promotore del “Progetto di fusione e la nascita della città di Valentia” dicono di apprendere «con soddisfazione che negli ultimi tempi si parli tanto dell’ormai noto progetto di fusione dei Comuni del Vibonese. Vengono resi noti a mezzo stampa e nei social comunicati, interviste e dibattiti che destano vivo interesse nella popolazione. È indubbio – viene osservato – che l’argomento ormai ha raggiunto e colpito le coscienze di tutti i cittadini e ciò ci gratifica poiché riteniamo che stiamo lavorando bene e proficuamente». Il progetto – lo ricordiamo – prevede che al Comune di Vibo Valentia si fondano altri 13 enti locali del Vibonese (Pizzo; Mileto; Maierato; Jonadi; San Gregorio d’Ippona; Sant’Onofrio; San Costantino Calabro; Filandari; Briatico; Filogaso; Stefanaconi; Cessaniti; Francica) per formare un grande ente territoriale al fine di sperare in un rilancio socio-economico dell’area e fare uscire «dall’isolamento» il territorio grazie a una serie di vantaggi economici e amministrativi che arriverebbero dalla stessa fusione. [Continua in basso]

Controreplica alle parole «non veritiere» di Amerigo Fiumara

Ma non tutte le “uscite” pubbliche sull’argomento in questione, secondo i componenti del Comitato, sono da considerare ben documentate. Gli interessati, infatti, non si ritengono «del tutto soddisfatti quando vengono rese dichiarazioni che denotano limitata conoscenza sull’argomento».

È il caso dell’ultimo degli interventi apparsi in ordine di tempo sulla stampa locale: ossia quello di Amerigo Fiumara, ingegnere ed esponente della sinistra vibonese, dove – affermano i fautori della proposta di unione tra enti locali -, «pur condividendo alcuni aspetti molto di massima del nostro progetto, se ne discosta completamente per significati e contenuti reali. Nella fattispecie si afferma che la “fusione dei Comuni non è una mera sommatoria di abitanti e che i cittadini non sono “birilli” bensì esseri umani con una testa pensante a cui bisogna demandare ogni scelta che attiene il loro avvenire e quello dei propri figli”. Si afferma, inoltre, che la fusione, così come da noi intesa, sia una decisione imposta dall’alto e, conclude, che tutto ciò può solo scaturire nella mente di chi non sa, o non vuole leggere la realtà e non ha rispetto verso gli amministrati». [Continua in basso]

Pensieri e parole che, dunque, gli esponenti del Comitato bollano come assolutamente «non veritiere e poco rispettose nei confronti della nostra associazione. Riteniamo di aver lavorato bene e nell’interesse della comunità, nonché di quella dei cittadini, nostra migliore risorsa, poiché saranno gli artefici del loro futuro e di quello delle generazioni che verranno».

Breve promemoria sull’iter da seguire per la fusione

A questo punto, ad Amerigo Fiumara viene ricordato, «come peraltro spiegato nel documento», che «l’iter per la fusione prevede inizialmente che i singoli Comuni, attraverso il rispettivo consiglio comunale e mediante separate delibere, esprimano a maggioranza la volontà di fondere il proprio ente con gli altri 13. Successivamente verranno trasmesse alla Regione Calabria, la quale indirà un referendum che, a questo punto, darà la parola ai cittadini sia per confermare la volontà di fusione sia per scegliere  il nuovo Comune che, ripetiamo ancora una volta per chi non l’avesse ancora colto, sarà un ente completamente nuovo dove ciascuno dei 14 Comuni sarà compartecipe allo stesso mondo della nuova funzione amministrativa senza per questo cedere la prerogativa della propria singola individuale municipalità». [Continua in basso]

La fusione con Vibo una «enorme opportunità» per il territorio

Dalla natura dei recenti dibattiti scaturiti sull’argomento, i promotori dell’unione tra Comuni confessano che «non sempre  lo spirito della fusione viene recepito come qualcosa che, oltre a ridurre le inefficienze amministrative con notevole risparmio di spesa sempre a carico del singolo cittadino, rappresenta un’enorme opportunità per proiettare il nostro martoriato e sempre più emarginato territorio laddove storicamente dovrebbe competergli: la grande progettazione  – spiegano ad esempio dalla sede del Comitato – non esula dai grandi comprensori comunali, l’Alta velocità, gli ospedali hub, la Corte d’Assise e altro ancora. Invece, oggi il territorio vibonese viene sempre più relegato ai margini della grande progettazione e dalle grandi infrastrutture se si considera che il Comune più grande conta al momento solo 33mila anime».

Nel caso di enti piccoli – viene infine ricordato – «i costi di funzionamento incidono pesantemente sulle risorse disponibili sottraendole al finanziamento dei servizi alla collettività. Questo pesa ovviamente ed ha impatti negativi sulla capacità di attrazione degli investimenti e dunque sulla crescita economica locale. Ecco perché è importante stare insieme, fare rete, fondersi per dare vita ad un nuovo grande ente locale mantenendo ognuno la propria identità locale. Ed è per questo che Pizzo ha bisogno di Vibo Valentia piuttosto che di Mileto, di Briatico o di Jonadi, e così via via coinvolgendo tutti i 14 Comuni del nostro progetto, perché tutti sono importanti alla stessa maniera. E contribuiranno ciascuno in maniera sinergica – concludono i promotori della fusione – alla crescita esponenziale dello sviluppo del territorio con notevole ricaduta occupazionale e di arresto dell’attuale, irreversibile se non si corre ai ripari, e inarrestabile depauperamento demografico».         

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