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Comune e dissesto: il sindaco Limardo e Mangialavori messi sul banco degli imputati da Luciano

Al centro del dibattito politico la decisione della Corte dei Conti di bocciare il piano di riequilibrio finanziario presentato dall’attuale amministrazione comunale di Vibo. Dalla mancata assunzione di responsabilità politica alla nota fuori tema degli azzurri “telecomandati” seguita dalla nota del coordinamento cittadino del Partito democratico

Comune e dissesto: il sindaco Limardo e Mangialavori messi sul banco degli imputati da Luciano

S’infiamma il dibattito politico in seguito alla decisione della Corte dei Conti di bocciare il piano di riequilibrio finanziario predisposto dall’esecutivo Limardo. L’input l’ha dato il capogruppo del Pd Stefano Luciano, il quale, attraverso un comunicato stampa, ha individuato nel sindaco e nel senatore Mangialavori i principali responsabili dell’attuale stato di cose. Sul tema sono poi intervenuti il gruppo consiliare di  Forza Italia e successivamente i componenti del coordinamento cittadino del PD. Al fine di evitare sovrapposizioni e confusioni, riteniamo utile trattare separatamente le singole posizioni cominciando dal capogruppo del Pd, il quale ha il merito di aver riportato al centro dell’attenzione la decisione dei giudici contabili. Egli – partendo dalle dichiarazioni rilasciate dal sindaco nell’immediatezza con cui rassicurava i cittadini che il nuovo dissesto non avrebbe avuto conseguenze per loro nè per l’attività amministrativa e specificando a tal fine che tutte le opere pubbliche programmate avrebbero trovato esecuzione – rileva come neppure di fronte ad un evento dalle conseguenze così pesanti per l’intera collettività la Limardo abbia rinunciato ai suoi soliti show. [Continua in basso]

Giuseppe Mangialavori e Maria Limardo
Giuseppe Mangialavori e Maria Limardo

Per Luciano le inconsistenti affermazioni del sindaco ed il silenzio del senatore Mangialavori rappresentano la prova tangibile del loro fallimento. La prima si è rivelata totalmente inadeguata, infatti ovunque il suo esecutivo sia intervenuto il risultato è stato sempre lo stesso: un enorme sperpero di denaro pubblico per lavori fatti male e senza alcun beneficio per i cittadini. Il secondo preferisce nascondersi dietro una cortina di silenzio, non avendo il coraggio di assumersi le proprie responsabilità di fronte al nuovo dissesto finanziario. Come si vede l’esponente democrat va giù pesante senza alcun timore reverenziale, e già solo questo  lo colloca su un piedistallo diverso rispetto agli altri componenti dell’opposizione, i cui commenti sulla determinazione dei giudici contabili sono stati connotati da un garbato, per non dire annacquato, politichese. Ciò posto,  occorre però verificare se le accuse di Luciano si fondino su presupposti concreti. Anche in questo caso il suo intervento rappresenta un unicum in fatto di chiarezza, in quanto raramente i politici supportano le loro affermazioni indicando fatti inconfutabili. Lo spazio purtroppo non ci consente di riportare in modo esaustivo il lungo elenco fornito da quest’ultimo in relazione alle “malefatte” della Limardo e del suo esecutivo e quindi siamo costretti a rinviare il lettore ai tanti servizi giornalistici che hanno trattato la vicenda. Per quanto invece concerne il “silenzio” di Mangialavori e la sua ormai proverbiale mancanza di coraggio nell’assumersi le proprie responsabilità, vorremmo aggiungere una terza ipotesi alle due formulate da Luciano che riteniamo più consona. L’esponente del PD ritiene che la scelta di Mangialavori di non intervenire sulla decisione della Corte dei Conti sia stata dettata o dalla carenza di argomentazioni, oppure per evitare di ammettere pubblicamente di aver imposto e sostenuto un sindaco rivelatosi inadeguato; noi invece riteniamo che si tratti semplicemente di completo disinteresse verso le sorti della città, essendo egli unicamente interessato alla sua carriera politica. Se così non fosse, per un politico del suo rango non sarebbe stato difficile trovare una qualsiasi argomentazione giustificativa. Tale nostra convinzione trova conforto anche nel contenuto dell’intervento del gruppo consiliare di Forza Italia, il quale – è risaputo – si pronuncia solo dopo aver ottenuto un preventivo consenso da parte del proprio “dante causa”. Orbene, di fronte alle pesanti deduzioni di Luciano, il gruppo azzurro si limita a sostenere che il senatore non si pronuncia in quanto non intende rispondere alle provocazioni dell’esponente PD.

Stefano Luciano

Riteniamo che se Mangialavori avesse tenuto in maggior considerazione le sorti della città e l’intelligenza dei cittadini, qualcosa di meglio l’avrebbe certamente escogitata. Archiviato questo aspetto, occorre aggiungere che dal rimanente contenuto del “documento” del gruppo di Forza Italia emerge il  sospetto che il vero intento non fosse la difesa di sindaco e senatore – indifendibili alla luce delle argomentazioni di Luciano – ma bensì quello di creare la solita “caciara”, da utilizzare come diversivo quando diventa difficile attrezzare una difesa nel merito. Se così non fosse, non si capirebbe come si possa pensare di essere credibili se di fronte a circostanziate argomentazioni si risponde con attacchi personali non attinenti al tema, accantonando completamente le questioni di merito. Da una lettura comparata tra lo scritto di Luciano e quello degli azzurri sembra di assistere al confronto tra chi parla di chimica e fisica e chi pretende di controdedurre citando topolino e pluto. Lo spazio finale va dedicato al coordinamento cittadino del PD, riguardo al quale va detto che, al di là della valenza del contenuto, il suo intervento ad adiuvandum della posizione di Luciano ha finito per ottenere l’effetto contrario – proprio quello sperato dal telecomandato gruppo del senatore – ovverosia di spostare l’attenzione dagli argomentati rilievi critici di Luciano al più banale scontro PD- Forza Italia.

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