Narcotraffico: il pentito Moscato e la perdita dei soldi dopo un sequestro nel porto di Livorno
Il collaboratore di giustizia si sofferma sulle affiliazioni in carcere e sugli investimenti del gruppo di Vincenzo Barbieri per l’importazione di cocaina
Affari milionari con il traffico di sostanze stupefacenti, ma anche perdite di denaro consistenti. L’operazione “Rimpiazzo” della Dda di Catanzaro ricostruisce uno spaccato criminale inquietante che ha visto per protagonista il clan dei Piscopisani, capace di muoversi anche sullo scacchiere del narcotraffico. Per le importazioni di cocaina, il clan della frazione di Vibo Valentia si sarebbe affidato alla rete messa in piedi dal broker Vincenzo Barbieri di San Calogero (ma in quel periodo di “casa” a Bologna), uno dei massimi importatori in Europa di polvere bianca dal Sud America. Traffici che non sempre, però, sarebbero andati a buon fine, grazie ad alcuni sequestri che hanno comportato ingenti perdite economiche per i vibonesi. Come il sequestro avvenuto nel 2010, quando le forze dell’ordine hanno intercettato un carico di cocaina proveniente dal Sud America e diretto nel porto di Livorno. Ingente la perdita per il clan dei Piscopisani, ovvero la somma di centomila euro che gli inquirenti riconducono a: Nazzareno Fiorillo, detto “U Tartaru”, indicato quale capo del locale di ‘ndrangheta di Piscopio, a Rosario Fiorillo, alias “Pulcino”, ed a Rosario Battaglia. Ancora più ingenti, però, stando alla ricostruzione degli investigatori, le perdite per il sodalizio di Vincenzo Barbieri (ucciso a San Calogero il 12 marzo del 2011), con Giuseppe Topia e Antonio Franzè – entrambi di Vibo Valentia ed indicati quali stretti sodali di Vincenzo Barbieri – che avrebbero perso rispettivamente 400mila euro e 350mila euro, mentre Filippo Paolì, pure lui di Vibo Valentia, a causa del sequestro nel porto di Livorno avrebbe perso la somma di 100mila euro.
Una volta finito in carcere il gruppo di Vincenzo Barbieri (in foto) a seguito dell’operazione antidroga del Ros di Roma denominata “Meta 2010” – scattata nel novembre 2011 – secondo Moscato si sarebbe proceduto a due affiliazioni alla ‘ndrangheta. In particolare, il collaboratore di giustizia ha raccontato agli inquirenti della Dda di Catanzaro che Antonio Franzè sarebbe stato affiliato in carcere al locale di ‘ndrangheta dei Piscopisani, mentre Giorgio Galiano (genero di Vincenzo Barbieri e pure lui al vertice del narcotraffico insieme a Topia e Franzè) sarebbe stato momentaneamente inserito nel locale di Ariola, con Angelo Maiolo di Acquaro che gli avrebbe conferito la dote dello “sgarro” in attesa di essere inserito pure lui nel “locale” di Piscopio. LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta: il pentito Moscato ed i legami del boss Razionale col Vaticano e la massoneria
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