2 Novembre a Mileto, monsignor Nostro: «I defunti tifano e intercedono per noi»
A causa del maltempo la tradizionale messa presieduta dal vescovo, inizialmente prevista all’aperto nel cimitero, si è svolta nella cattedrale
È saltata la tradizionale messa all’aperto in programma ieri a Mileto nel cimitero comunale, in occasione dell’annuale commemorazione dei defunti. A causa del maltempo, infatti, si è deciso di spostare la celebrazione eucaristica all’interno della basilica cattedrale, chiesa madre della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. [Continua in basso]
A presiedere la sacra funzione, il nuovo vescovo monsignor Attilio Nostro, ad un mese esatto dal suo insediamento. «Noi molto spesso di fronte alla sofferenza, alla malattia e al dolore – ha affermato nel corso della sua omelia, davanti a centinaia di fedeli – rimaniamo tramortiti e scandalizzati, tant’e che a volte ci capita perfino di dubitare dell’amore di Dio. È successo così anche a me quando a soli quattro mesi morì mio fratello Francesco. In quel caso io, addirittura, litigai con Dio e giurai che non sarei mai più entrato in chiesa. Dopo un anno, però, mi resi conto che avevo dato alla morte un potere che con aveva, non ha e non avrà mai. Il potere, cioè, di spezzare i legami di affetto e di amore con i nostri congiunti. Non è giusto che noi attribuiamo alla morte questo potere, perché noi crediamo non soltanto nelle cose visibili, ma anche in quelle invisibili, e crediamo che molte di quest’ultime siano non solo essenziali ma addirittura eterne». [Continua in basso]
A seguire, il presule – prendendo spunto da un frammento di vita di San Pio da Pietralcina – ha sottolineato che «non bisogna guardare la vita dal basso, dove si trovano i nodi e le sfilacciature, ma dalla parte giusta, dall’alto, con la fiducia di vederla nella stessa prospettiva di Dio». Quindi, un pensiero ai propri defunti. «A me – ha aggiunto monsignor Nostro al riguardo – piace immaginarli come la nostra tifoseria. Dobbiamo essere consci che le persone che ci hanno preceduto, a cominciare dai nostri genitori, nonni e avi, fanno il tifo per noi e intercedono affinché possiamo dare il meglio di noi stessi e la nostra vita sia un’anticipazione di quella del cielo. Oggi spero che usciate da questa basilica cattedrale portando con voi questo fiore: la certezza che le persone che ci hanno preceduto in cielo non solo pregano e fanno il tifo per noi, ma gioiscono in pienezza. Non facciamo l’errore di rinchiuderci in un inferno terrestre ed eterno – ha concluso – ma orientiamo le nostre scelte alla luce di Dio. Vi invito a lasciarvi trovare da Cristo e a lasciare che vi ponga in una prospettiva nuova».