Andrea Mantella e i casi di lupara bianca irrisolti, nuove indagini – Video
Il collaboratore di giustizia di Vibo Valentia apre uno spaccato su vecchie sparizioni sulle quali non è stata sinora fatta luce
L’ultimo fu Massimo Stanganello, nel 2008, prima di lui Filippo Gangitano (che tutti chiamavano “Pippo il Picciotto”), e ancora Salvatore Ruggiero e Giuseppe Caserta. L’elenco dei “fantasmi”, degli scomparsi per lupara bianca a Vibo Valentia, epicentro di un buco nero che per decenni ha inghiottito nelle sue viscere vite e corpi, è lungo, lunghissimo. Cold case, casi irrisolti che – grazie alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella – la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nel solco tracciato dal procuratore Nicola Gratteri, sta tentando di riaprire per assicurare alla giustizia gli autori di crimini efferati che hanno sconvolto il Vibonese
Mantella è un’enciclopedia del crimine Era un padrino emergente, aspirante boss spavaldo e ambizioso, uno – ha spiegato sin da subito agli inquirenti – incapace di provare la paura, cresciuto all’ombra di uomini “d’onore” della vecchia guardia ed in circuiti criminali da cui ha attinto numerosi segreti. E’ per questo che offre agli inquirenti spunti di straordinario interesse investigativo anche su fatti datati, da molti dimenticati: come la sparizione da Vibo Valentia (la sua auto venne ritrovata nei pressi della biblioteca comunale) di Nicola Lo Bianco, risalente al 1997, figlio del defunto boss Carmelo Lo Bianco, alias “Sicarro”, i cui dettagli apprese nel carcere di Catanzaro. Ma Mantella offre ai pm di Catanzaro e alle forze di polizia giudiziaria spunti preziosi anche su un altro doppio caso irrisolto e dimenticato di lupara bianca, consumatosi nel 1998 a Mileto, la scomparsa di Gerlando Arena e Antonio Mazzeo. Il responsabile – secondo il pentito – sarebbe stato Peppone Accorinti, il boss di Zungri (in foto) che si professava uomo di fede e lo scorso anno voleva portare il quadro della Madonna della Neve durante la processione, in questi giorni finito in carcere per il concorso nell’omicidio di Raffaele Fiamingo, il presunto boss di Rombiolo, e nel tentato omicidio di Francesco Mancuso, alias “Ciccio Tabacco”.