Anniversario del bombardamento di Vibo Marina, Santoro: «Nella memoria le nostre radici»
In occasione della ricorrenza del 76esimo anno dal tragico episodio, il candidato sindaco cinquestelle richiama l’importanza di «stimolare il senso di appartenenza»
In occasione della ricorrenza del 76° anniversario del bombardamento di Vibo Marina, avvenuto il 12 aprile 1943, che provocò dieci vittime quasi tutti bambini, Domenico Santoro, candidato a sindaco di Vibo nella prossima tornata elettorale amministrativa, è intervenuto sottolineando come «il recupero della memoria sia importante per far ritrovare alla città di Vibo la sua identità e trarre indicazioni valide anche per il presente. La memoria – ha detto – non è il passato, ma il nostro futuro ed essa è fondamentale per la collettività». La nota prosegue quindi con la citazione di un pensiero di Primo Levi: «La memoria è la storia di un popolo e un popolo senza memoria è un popolo senza identità, destinato a scomparire senza lasciare alcuna traccia di sé». La memoria, si legge ancora nella dichiarazione di Santoro, «è diversa dal ricordo, che pure è di grande rilievo. Il ricordo è legato più agli affetti, mentre la memoria, fatta anche di ricordi, è conoscenza e riflessione. La memoria ci consente di ricordare fatti del passato per cercare di capirli e trarne indicazioni valide anche per il presente. Il 1943 appare ormai lontano e anche i fatti tendono a divenire evanescenti e il loro ricordo diventa sempre più sbiadito rischiando di cadere nell’oblio. Ma la polvere del tempo non ha reso opaco il ricordo di quel doloroso episodio, legato alla storia del mio paese d’origine. L’insegnamento che da esso si può trarre è il rifiuto di ogni forma di guerra e il perseguimento di una politica fatta di inclusione e solidarietà. Uno dei bisogni di Vibo – conclude Domenico Santoro -, è di natura immateriale e consiste nella necessità di riaprire i cassetti della memoria e riscoprire i suoi personaggi, la sua storia lunga millenni, per stimolare il senso di appartenenza e riscoprire le radici che si stanno perdendo. Amare la nostra città, nonostante ciò che è successo, è ancora possibile e tale possibilità passa anche attraverso il recupero delle testimonianze del passato, che creano la condivisione necessaria per creare una comunità che si riconosce nelle radici comuni».
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