L’analisi | Mentre il Pd abbaia alla luna il centrodestra colleziona liste (malgrado i disastri)
Quasi dieci anni non sono bastati in via Argentaria per individuare uomini e progetti per riprendersi la città. Ed ora del partito resta solo la polvere
«Il centrodestra ha affossato la città», «siamo ultimi in tutte le classifiche per colpa di chi ha amministrato negli ultimi dieci anni», «l’incapacità al governo». Sono i commenti più teneri, per altro corroborati dai fatti, rivolti a quella parte politica che oggi si ripropone all’elettorato per la guida di Vibo Valentia. E finché a parlare sono semplici cittadini, c’è poco da discutere. Quando però la predica viene da un pulpito che doveva rappresentare l’alternativa ai «demolitori della cosa pubblica», e che fuor di metafora si deve identificare nel centrosinistra e più nello specifico nel Partito democratico, che in teoria doveva essere il maggior partito di quest’area, allora la conclusione a cui giungere è una sola: come ha fatto il Pd, e con lui tutta la sinistra satellitare, a non essere in grado di recuperare terreno avendo avuto a disposizione quasi due lustri per organizzarsi? Come mai ancora oggi, in vista delle elezioni del 26 maggio, appare in netto vantaggio, con 9-10-11 liste di candidati, la coalizione guidata da Forza Italia, che nel 2010 si chiamava Pdl, e che è stata accusata di ogni nefandezza politico-amministrativa (nella maggior parte dei casi a ragione)? È evidente che il Pd non è stato capace, per sua colpa sua colpa sua grandissima colpa, di costruire un progetto politico credibile. Come detto, non ci sono alibi: hanno avuto tutto il tempo del mondo, in via Argentaria, per allestire programmi e individuare persone giuste. Peccato che lo abbiano sprecato per litigare tra loro, dividersi poltrone ed incarichi e pensare che la politica è la solita vacca da mungere. Ora i nodi stanno venendo al pettine, e a distanza di quasi dieci anni un partito praticamente scomparso litiga su chi debba portarsi a casa la polvere, litiga per dividersi le briciole di una pagnotta che non si rigenera come lievito madre. Il partito «del 40%», che si è infranto sull’arroganza e sulle invidie, oggi si guarda allo specchio e non sa dove andare, rincorrendo candidati da una parte all’altra dell’arco consiliare. Il centrodestra, oggi, “rischia” di vincere ancora una volta, malgrado i disastri, malgrado le classifiche, malgrado una città mummificata. E il centrosinistra, o meglio il Pd che del centrosinistra si diceva portabandiera, potrà tornare ad abbaiare alla luna.