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L’intervista | Luciano a gamba tesa su Mangialavori: «Egocentrico». E lavora per unire Pd e Sovranisti

Tra vecchie ruggini e nuove sfide: parla il leader di Vibo Unica, che però schiva la domanda sulla sua candidatura

L’intervista | Luciano a gamba tesa su Mangialavori: «Egocentrico». E lavora per unire Pd e Sovranisti

Un tavolo di centrodestra «non esiste». Mettere insieme il Pd e i Sovranisti «si può, e non è una contraddizione». L’attività politica condotta dal gruppo, nella pur fallimentare amministrazione Costa, «è qualcosa da rivendicare con orgoglio». E soprattutto, nel futuro di Vibo Valentia non può esserci ancora chi «ci ha portato in questo stato con politiche scellerate ed egocentriche». Parole e musica di Stefano Luciano. Il leader di Vibo Unica, che ufficialmente non è ancora un candidato a sindaco ma nei fatti ci sta lavorando da quasi un anno, con il suo eloquio altisonante seppur condito da politichese mette a fuoco alcune questioni fondamentali che stanno caratterizzando questa confusa fase, in cui leader e partiti sono ancora in cerca di nomi ed alleati. Partiamo da qui.

Luciano, quali soggetti ritiene possano fare parte del suo progetto? «In questo momento siamo impegnati a discutere con le forze moderate e progressiste per mettere in campo un’aggregazione credibile e forte che possa proporre per Vibo un progetto di rilancio sociale e culturale, con l’obiettivo fondamentale di perseguire un programma seguendo una linea, certo, ma senza perdersi dietro veti personali o pregiudiziali. Di questo progetto possono far parte tutte le forze che non si identificano negli estremismi, si può trovare una formula per coesistere».

Non le pare azzardato, però, mettere ad uno stesso tavolo i Sovranisti con il Pd? «Questa è una semplificazione, un’invenzione giornalistica. I soggetti con cui interloquisco, come ad esempio Salvatore Bulzomì o Domenico Arena, non mi pare possano essere tacciati di esser dei fascisti… La loro storia è ben diversa. Così come ritengo ci debba essere un dialogo anche con Antonio Lo Schiavo, che è una delle figure positive di questa città, col quale abbiamo condiviso battaglie anche in consiglio comunale».

Lo Schiavo, però, ha fatto capire che non vuole parlare di nomi. Se, ragionando sui candidati a sindaco, le chiedessero di fare un passo indietro, cosa farebbe? «A questa domanda non rispondo. Ma per una ragione: ci sono delle dinamiche politiche in corso, delle quali si sta discutendo. Dobbiamo lasciare che certi processi arrivino a conclusione».

Dove si vede tra qualche mese? «Nell’ambito di un grande fronte moderato e riformista che sappia contrapporsi al populismo e alle politiche scellerate ed egocentriche che la città ha subito negli ultimi nove anni».

Ma una parte di questi anni l’ha condivisa anche lei al governo, con l’amministrazione Costa. «Di quella parte non rinnego nulla, anzi rivendico con orgoglio ciò che il mio gruppo è stato capace di fare. Tant’è che lo stesso ex sindaco ha riconosciuto che gli unici due assessori che hanno apportato un contributo positivo sono stati Russo e la Scrugli». 

E poi cosa è successo? «È successo che abbiamo deciso di farci da parte quando la presenza di Forza Italia è divenuta ingombrante e distruttiva».

Nell’ambito del centrodestra è venuto fuori un nome, quello del suo collega avvocato Domenico Sorace. «Anche qui si tratta di una forzatura giornalistica. Mi pare che il nome di Sorace, una volta divenuto pubblico, abbia raccolto il consenso soltanto di una parte che è quella del senatore Giuseppe Mangialavori. Gli altri non mi pare abbiano festeggiato. In ogni caso io non vedo un tavolo di centrodestra, nel senso che a quel tavolo oltre all’Udc non vedo altri. La Lega ha lasciato intendere che è disposta a correre da sola o a fare un proprio nome, Fratelli d’Italia è rappresentata solo in parte, così come la stessa Forza Italia».

Quindi lei vede quello schieramento debole? «Non dico che sia debole, dico che lo vedo confuso. Non posso non notare come l’asse portante di quello schieramento sia composto da un unico soggetto di centrodestra, Mangialavori, insieme al gruppo degli espulsi del Partito democratico che fanno capo a Vito Pitaro».

Il suo obiettivo, invece, qual è? «Costruire insieme a chi vorrà starci la città del futuro. Già a cominciare da questo sabato alle 18 all’Hotel 501, dove terremo un convegno alla presenza di due illustri docenti come Ettore Jorio e Giulio Nardo per raccogliere proposte per una Vibo del futuro».

Luciano, insomma, ha fatto sua la celebre frase di Thomas Hobbes: “Cerca la pace. Se non puoi, cerca alleati per la guerra”.

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