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IL RICORDO | La tragica fine del peschereccio “Papà Rocco”

Esattamente 42 anni fa, il 29 gennaio del 1974, la collisione con una petroliera all’imboccatura del porto di Vibo Marina spezzava la vita di quattro pescatori napoletani.

IL RICORDO | La tragica fine del peschereccio “Papà Rocco”

All’1.30 del 29 gennaio 1974, quasi all’imboccatura del porto di Vibo Marina, accade una tragedia del mare. La petroliera “Giuliana”, proveniente da Augusta con un carico di 810 tonnellate di benzina, dopo una collisione affonda il motopeschereccio napoletano “Papà Rocco”, il cui relitto si adagia sul fondo ad una profondità di circa 20 metri.

Sull’imbarcazione c’erano quattro pescatori, di cui in un primo momento si perde ogni traccia, inghiottiti dal mare. Assieme al “Papà Rocco” c’erano altri due pescherecci anch’essi di Ercolano: il “Santa Maria del Carmine” e il “S.Maria Ausiliatrice” che lavoravano costantemente nello specchio d’acqua compreso tra Vibo Marina e Amantea.

Il giorno dopo si recupereranno tre corpi: quelli di Giovanni Cozzolino, Gerardo Cozzolino mozzo sedicenne e Luigi Formisano, mentre per il recupero della quarta salma, quella di Antonio Scognamiglio, bisognerà attendere qualche giorno a causa dell’avvistamento, a poca distanza dal peschereccio, di un ordigno bellico risalente alla seconda guerra mondiale che sarà poi disinnescato dai sommozzatori dei Carabinieri.

Le circostanze che furono all’origine del disastro non furono mai completamente accertate. Quella notte le condizioni del mare erano ottime, il motopeschereccio era illuminato e il capobarca vantava 27 anni di navigazione. Nei giorni successivi, qualcuno la definì una tragedia annunciata e in molti puntarono il dito contro il continuo andirivieni della navi-cisterna, parlando di Vibo Marina come di un porto diventato proprietà delle petroliere.

Nel 2008, a distanza di 34 anni dalla tragedia, con la presenza del vicesindaco di Ercolano, Vibo Marina rese omaggio alle vittime mediante la posa, sul lungomare Cristoforo Colombo, di una stele in pietra lavica vesuviana, in memoria dei quattro membri dell’equipaggio periti nel naufragio.

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