Lìmen Arte, teatralità e suggestioni per un inno alla libertà
Il premio internazionale della Camera di commercio ha ospitato la coinvolgente performance di Fiormario Cilvini con la partecipazione degli studenti dell'Accademia di belle arti di Catanzaro e del liceo artistico di Vibo.
Il valore dell’individuo, della singola personalità, della libertà, in controtendenza ad un mondo proteso verso l’appiattimento e la massificazione. Concetti e messaggi che prendono corpo nella performance organizzata dal professor Fiormario Cilvini, della Scuola di pittura dell’Accademia di belle arti di Catanzaro, nell’ambito della sesta edizione del Premio internazionale Lìmen Arte della Camera di commercio e che, ieri, al Valentianum, ha visto interagire allievi della scuola di alta formazione con quelli del liceo artistico di Vibo Valentia.
“CRI-CRI”, il titolo della rappresentazione, nell’accezione mutuata dalla terminologia inglese, evoca ed esorta a forza, tensione e volontà all’affermazione della propria individualità, come apporto originale e creativo per una società meno standardizzata e più a misura d’uomo. La performance è stata costruita su una teatralità dinamica e suggestiva: un grande cellophane, steso tra due pilastri della sala, delimita lo spazio costruendo uno spartiacque tra quello che rappresenta il mondo delle libertà e quello della costrizione, imprigionando nel primo “i ragazzi” attori, ora fermi, ora in movimento, secondo il ritmo che la musica imprime ai loro passi.
«Una metafora di quell’ambiente quotidiano di limitazioni e condizionamenti in cui l’uomo si trova a vivere e in cui si muove quasi come un automa – si legge in una nota -, indifferenziato dai propri simili e impossibilitato ad esprimere le proprie aspirazioni e i propri sentimenti, quelle che comunque non si annullano completamente e che fanno protendere verso la conquista della libertà e dell’autodeterminazione. Questi valori sulla scena prendono le sembianze di una ragazza che, liberato il capo dalla sua gabbia, scorre, lambendola, la pellicola di finto cristallo dietro cui si trovano i ragazzi prigionieri, che cercano di toccarla, di raggiungerla, ma tutto sembra inutile. Di fatto non è così. La libertà può essere conquistata, da singoli e da comunità, solo se è viva quella tensione e quella forza all’affermazione della propria personalità, un messaggio scenicamente affidato a corpi imprigionati in alti teli, posti al centro che con movenze stravaganti simboleggiano la trasformazione della crisalide in farfalla, che libera dal suo bozzolo, è capace di spiccare il volo in libertà».
Una performance, dunque, intensa ed emozionante, coinvolgente ed altamente spettacolare nella costruzione scenografica di Mario Cilvini, armonica e coerente ai valori e ai concetti che l’hanno ispirata e che sono stati mirabilmente trasferiti agli studenti “attori” e a quelli spettatori, nonché al pubblico presente, grazie anche alla professionalità e alla capacità comunicativa dei protagonisti “attori”, studenti dell’Accademia di belle arti di Catanzaro, Marco Ronda, Silvia Tomaino, Gisele Rodriguez e Chiara Canistrà; con la partecipazione di Deborah Megna al flauto traverso.