Maxiprocesso Rinascita Scott, il pentito Arena ed il controesame da parte di cinque difensori
Tocca agli avvocati Lione, Ioppolo, Luciano, Nania e Belvedere. I legali dell’ex consigliere regionale Pietro Giamborino fanno emergere in aula la storia del padre, vittima di una tragedia sul lavoro nel 1963
È l’avvocato Francesco Lione, co-difensore dell’imprenditore ed ex vicepresidente della Vibonese Calcio Francesco Michelino Patania, a proseguire il controesame del collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena. Il legale chiede se sia possibile o meno distaccarsi dalla ‘ndrangheta: «È possibile distaccarsi – la replica – ma dalla ‘ndrangheta è impossibile uscire». Il penalista chiede anche la natura dei rapporti tra lo stesso imprenditore e il collaboratore di giustizia Andrea Mantella: «So che tra i due ci sono stati dei problemucci». In un caso Giuseppe Pugliese Carchedi, cugino di Arena e suo tempo legato proprio a Mantella, avrebbe operato anche un danneggiamento ad un cantiere dello stesso Patania. I problemi tra Patania e Mantella avrebbero tratto origine da questioni di tipo familiare. La strategia difensiva, che si incastra a quella del collega Sergio Rotundo, intende dimostrare – richiamando il ferimento a colpi d’arma da fuoco subito dall’imputato e l’intimidazione alla sua azienda – che Patania fosse vittima di pretese estorsive. [Continua in basso]
A seguire, il controesame dell’avvocato Domenico Ioppolo, difensore di Paola De Caria, che intende ottenere dal testimone informazioni in ordine alle pescherie gestite dai De Caria tra Pizzo e Serra San Bruno. In sostanza la difesa intende dimostrare come l’origine delle attività commerciali sia lecita e che la loro gestione non abbia a che fare con vicende di carattere criminale.
Tocca quindi all’avvocato Stefano Luciano, che assiste diversi imputati – da Giuseppe Suriano a Orazio Lo Bianco, da Giuseppe D’Andrea a Michele Lo Bianco – e che parte dalla dichiarazioni pre-dibattimentali rese da Arena e, successivamente, in sede di esame punta ad ottenere conferme, più che rettifiche, ritenendo le emergenze processuali già congeniali alla linea difensiva. Su altre posizioni, in comune con altri colleghi, l’avvocato Luciano procederà ad ulteriori domande in sede di controesame. Lo stesso penalista ha depositato anche gli atti inerenti la definizione della posizione cautelare di Giuseppe D’Andrea nell’ambito del maxiprocesso Rinascita Scott. [Continua in basso]
Tocca poi all’avvocato Domenico Nania, che assiste l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino: «Io mi sono reso conto che Giamborino – spiega Arena – fu portato da tutte le cosche della provincia parlandone con mio zio Mimmo Camillò. Mi disse che era un amico e che tutti lo avevano appoggiato. Mi pare che fosse stato sostenuto alle provinciali ma non vorrei sbagliare. Ho letto dichiarazioni di Mantella e Moscato su Giamborino, ma solo dopo che io ho già dichiarato. Del fatto che Giamborino fosse a disposizione dei Piscopisani lo appresi da Pardea e Morelli».
Tocca quindi all’avvocato Enzo Belvedere, altro difensore di Pietro Giamborino. Il penalista fa emergere come il padre del politico vibonese imputato in Rinascita Scott morì nel 1963, quindi tredici anni prima della nascita del collaboratore di giustizia. La morte avvenne nel crollo di una galleria unitamente ad altri 72 operai, a cui fu conferita una medaglia d’oro al valor civile. Lo stesso padre di Giamborino (accusato da Arena di essere stato uno ’ndranghetista), fa emergere l’avvocato Belvedere, lavorò negli anni precedenti come minatore non solo fuori dalla provincia di Vibo Valentia ma anche all’estero. Tutte circostanze delle quali il dichiarante ha spiegato di non essere a conoscenza.
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