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Don Mottola beato, Oliva: «Tempo di grazia per conoscere un prete vero»

L’amministratore diocesano invita a rivivere con lui la Via Crucis di una Calabria «umiliata dai roghi dell’indifferenza e del disprezzo della casa comune»

Don Mottola beato, Oliva: «Tempo di grazia per conoscere un prete vero»
Don Francesco Mottola
Monsignor Francesco Oliva

«L’annuncio della data di Beatificazione di don Francesco Mottola è una grande occasione per la nostra terra di Calabria, per ravvivare in noi i doni e i carismi che contempliamo nella sua figura di testimone di fede, di speranza e di carità. San Giovanni Paolo II, rivolgendosi agli Oblati del Sacro Cuore in occasione di un pellegrinaggio a Roma il 15 settembre 2001, ebbe a dire di don Mottola: “Sacerdote generoso e illuminato della vostra cara Diocesi, egli ha lasciato una traccia profonda nella vita ecclesiale e nel contesto culturale e sociale in cui visse, diffondendo l’influsso della sua azione apostolica ben oltre i confini della Calabria”». Inizia così il messaggio rivolto dall’amministratore apostolico della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Francesco Oliva, in vista della beatificazione di don Francesco Mottola, prevista per il prossimo 10 ottobre. Nella sua missiva la guida protempore della diocesi traccia un particolareggiato ritratto della personalità e dei momenti che hanno contrassegnato la vita del fondatore degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore. [Continua in basso]

Dalla nascita ai frangenti in cui decise di farsi il sacerdote dei “nuiu du mundu” – «spalancando le braccia e aprendo oasi d’amore, chiamate Case della carità» – fino a giungere al 1942, anno in cui iniziò il suo lungo calvario vissuto in serena e gioiosa accettazione alla volontà di Dio «e senza mai perdersi d’animo». Ben 27 anni di immobilità fisica, che non lo fermarono e che anzi resero «più intenso ed efficace il raggio della sua influenza, incidendo in profondità nelle coscienze e lasciandoci una eredità spirituale di grande attualità». Monsignor Oliva prosegue focalizzando l’attenzione sulle tappe che dal momento della sua morte, avvenuta il 29 giugno del 1969, hanno portato alla beatificazione di don Mottola. Quindi la sottolineatura su come questa fase, in cui «il venerabile Servo di Dio sarà elevato all’onore degli altari ed iscritto nel Calendario dei Santi di questa Chiesa», rappresenti «un tempo di grazia per imparare a conoscere ed amare un sacerdote vero, che non si piegava ai compromessi ed alle mezze misure. Don Mottola è stato un prete vero, semplicemente prete. Esemplarmente attento ad ogni prete, alla loro formazione a tutto campo. Loro padre nella fede e nella vita.

Un riferimento importante per il clero calabrese. Per l’attualità dei suoi insegnamenti e la testimonianza di una vita sacerdotale interamente donata a Cristo ed ai fratelli. Questa beatificazione – aggiunge – è un evento di grazia per tutti i sacerdoti di Calabria. Riviviamo con il beato don Mottola la Via Crucis nella nostra Calabria, umiliata dai roghi dell’indifferenza e del disprezzo della casa comune. In modo da poter dire con Lui: “Nella mia terra di Calabria, ho rifatto in ginocchio la Via Crucis: son passato per tutti i villaggi, sono sceso in tutti i tuguri, ho transitato per tutte le quattordici stazioni. Ho sentito il singhiozzo della mia gente nel mio povero cuore: la gente di Calabria nel suo itinerario dolorosissimo non ha conforto – come Gesù. Ma è Gesù e bisogna confortarlo nella salita necessaria al Calvario”». In conclusione monsignor Oliva invita ad affidarsi «all’intercessione del nostro Beato e a quella della Beata Vergine Maria invocata a Tropea con il titolo di Madonna di Romania. A lei don Mottola tante volte ha elevato il suo sguardo e ha affidato se stesso e la nostra terra di Calabria».

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