‘Ndrangheta: i canali dell’eroina nel Vibonese svelati da Emanuele Mancuso
Il ruolo di Giuseppe Soriano di Filandari nello smercio di stupefacenti, gli acquisti a Napoli e le piazze di spaccio da Mesiano a Vibo passando per Rombiolo, Mileto, Spilinga e Zungri
Sarebbe stato uno dei “principali gestori del traffico di droga nei territori che vanno da Mesiano a Vibo Valentia”, Giuseppe Soriano, 28 anni, di Pizzinni di Filandari, attualmente imputato nel procedimento nato dall’operazione denominata “Nemea” condotta dalla Dda di Catanzaro. Ad accusarlo è Emanuele Mancuso, rampollo dell’omonimo clan che dal giugno scorso ha deciso di collaborare con la giustizia. Mancuso “canta” e punta l’indice anche su quello che definiva come suo amico fraterno. “Giuseppe Soriano stava sempre con me – spiega Mancuso nelle inedite dichiarazioni – e con me intratteneva rapporti per quanto riguarda gli stupefacenti, cocaina e marijuana”. Emanuele Mancuso svela poi altri particolari su un settore particolare della criminalità organizzata del Vibonese: il traffico di eroina. Tale sostanza stupefacente, a differenza della cocaina, nel Vibonese – secondo Emanuele Mancuso – veniva trattata solo attraverso due canali. “Uno proviene da San Giovanni di Mileto e Comparni – svela Mancuso – e l’altro proviene da Filandari con Giuseppe Soriano”. Emanuele Mancuso risulta quindi più dettagliato quando descrive l’attivismo di Giuseppe Soriano nel reperire sostanza stupefacenti in mercati difficili come quello napoletano, da spacciare poi nel territorio di competenza del clan Soriano. “So che Giuseppe Soriano andava a Napoli – precisa Mancuso – per prendere l’eroina. In zona, nel Vibonese, non la tratta quasi nessuno perché so che è pericolosissima. Nelle zone di Spilinga, Zungri, Mesiano, Pernocari, Rombiolo, Paravati, Mileto, Comparni, Filandari, Arzona e Vena di Ionadi è assidua la presenza di consumatori di eroina. A Vena di Ionadi c’è anche stato un morto per eroina”. Quindi le spiegazioni di Emanuele Mancuso su come Giuseppe Soriano (figlio di Roberto Soriano, presunta vittima della “lupara bianca”) si procurasse il denaro per l’acquisto di stupefacente. “Quando io mi recai a consegnare i soldi delle spese legali per Peppe Soriano alla signora Silipigni – fa mettere a verbale Emanuele Mancuso ricordando l’incontro con la madre di Giuseppe Soriano – ci furono anche degli incontri con Leone Soriano, non tutti registrati dal captatore informatico perché non sempre andavo da lui in compagnia di Francesco Parrotta. In una di queste occasioni mi chiamò Alex Prestanicola, cugino di Peppe Soriano, per degli assegni che io e Peppe Soriano abbiamo girato ad altra persona, uno di 1.500 euro ed uno di 2.500 euro con riferimento all’ultima partita di stupefacente acquistato e poi sequestrato”. Alex Prestanicola, 28 anni, di Filandari, è anche lui fra gli imputati dell’inchiesta “Nemea”. Gli assegni Alex Prestanicola li avrebbe quindi consegnati a Giuseppe Soriano, perdendo in seguito la somma di ventimila euro “a seguito del sequestro di stupefacente effettuato nei confronti di Peppe Soriano. Anche se originariamente Alex Prestanicola voleva recuperare questa somma – sottolinea Mancuso – poi in effetti questo recupero non lo fece” in quanto la cocaina dalle analisi successive al sequestro non sarebbe risultata pura al 100%. Ciò voleva dire che Giuseppe Soriano era stato raggirato”. Una situazione, quest’ultima, che a dire di Emanuele Mancuso avrebbe portato anche ad una “lite avvenuta all’interno della famiglia fra Leone Soriano e lo stesso Alex Prestanicola per i motivi attinenti al principio attivo dello stupefacente acquistato in precedenza. Leone Soriano mi diceva che c’erano stati problemi sulla purezza della sostanza sostenendo che su 650 grammi di cocaina la purezza dello stupefacente si aggirava sui 370-390 grammi, quindi era al 60% – 70% rispetto a quanto dichiarato dal venditore”. Ecco quindi Emanuele Mancuso che, con i dati sulla purezza dello stupefacente spiegatigli da Leone Soriano, si sarebbe recato a protestare dai fornitori “perché i Soriano volevano indietro i soldi”. Ma coloro che avevano venduto la droga a Giuseppe Soriano avrebbero rispedito al mittente le accuse: “Vedi che questa sostanza – avrebbero riferito a Emanuele Mancuso – me la procurano gente della Jonica che sono intimi amici della tua famiglia”, cioè i Mancuso, dicendo che “mai avrebbero fatto uno sgarbo del genere sulla qualità dello stupefacente, perché amici dei miei”. In foto in alto in copettina: Emanuele Mancuso e Giuseppe Soriano. In basso: Leone Soriano, Francesco Parrotta e Graziella Silipigni LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta: Emanuele Mancuso e i progetti di morte contro il boss Peppone Accorinti