Vibo e la gastroscopia che non si può prenotare: l’inefficienza del pubblico che foraggia il privato
La storia di una paziente che da otto mesi combatte per fissare la visita specialistica. Due le strade: «O paghi più di quanto dovresti o fai la furba, ma io non ci sto»
Lodi e gloria per il record di vaccinati: l’Asp di Vibo prima in Calabria. Ma perché l’efficienza mostrata nel contenere la pandemia non la si mette in campo per tappare quelle perduranti e clamorose falle che atavicamente affiorano nelle risposte alla domanda di salute che viene dal territorio? Liste d’attesa, visite specialistiche, rapporti con l’utente…
La gastroscopia
La storia di Maria è emblematica. Da un anno soffre di problemi gastrointestinali. «A volte il dolore è così acuto che mi toglie il respiro», dice. E da ben otto mesi, nonostante le impegnative, le chiamate al Centro unico di prenotazione, segnalazioni e proteste alla Direzione sanitaria, non riesce, perché di fatto non può, prenotare una gastroscopia. «In Calabria puoi prenotare, sì, a Catanzaro, ma se ne parla a dicembre… A Vibo neppure a dicembre e neppure per l’anno che verrà – spiega – e sapete perché, perché non si può prenotare, perché dal Cup dicono che non essendoci il calendario delle prenotazioni non possono fissare l’esame e se non lo puoi fissare, l’esame non lo puoi fare».
Rivolgersi al privato
E allora che fare? Due le strade. La prima – rammenta amareggiata – è quella di rivolgersi al privato. «Ma io non ci sto, per due motivi – spiega – Intanto perché ho già speso un sacco di soldi, quasi trecento euro, per effettuare tutti gli esami che il medico di famiglia e lo specialista che mi ha preso in cura hanno prescritto e non vedo perché debba spendere ancora di più per una visita che se fosse effettuata dal pubblico costerebbe certamente meno. E poi perché io non ci sto a sottostare alla logica per cui l’inefficienza del pubblico finisce col favorire i privati. Perché al sistema delle speculazioni sanitarie – continua la paziente – l’inefficienza della sanità pubblica fa comodo».
La seconda strada è quella del “così fan tutti”. Ovvero: «Quando mi prende quel dolore acuto, insopportabile, potrei recarmi al Pronto soccorso e, tramite Pronto soccorso, sperare di effettuare in urgenza la gastroscopia. Ma non mi va di intasare il primo avamposto della nostra sanità e non mi va, anche se sto male veramente, di fare la furba. Mi faccio troppi scrupoli forse, ma è così che la penso».
La denuncia
E allora che farà Maria? «Ho seguito fin qui tutte le regole e mi sono adattata a quello che mi è stato consigliato di fare, m adesso non ce la faccio più, sia a sopportare questo dolore sia a non sapere ciò di cui soffro. Non mi resta che denunciare pubblicamente attraverso gli organi di informazione. Ed il mio pensiero va, in questo momento, a tutti quei pazienti che magari soffrono di gravi patologie e devono aspettare mesi, talvolta anni, per una visita specialistica o un esame strumentale, che magari si sosterrà quando sarà ormai tardi. E dire che veniamo bombardati da messaggi del tipo “La diagnosi precoce salva la vita”. Se la vuoi, però, devi rivolgerti al privato e non va affatto bene».