Il “Serreinfestival” scommette su natura e cultura, dal trekking a Dante
Grande partecipazione di pubblico alla seconda giornata del Festival della montagna, escursionisti a piedi da Santa Maria del Bosco fino a Mongiana
Prosegue il “Serreinfestival” evento nato con l’intento di dare visibilità al territorio attraverso un contatto non mediato con la natura e di esaltare la cultura come strumento d’insegnamento senza tempo. La seconda giornata è stata incentrata sull’attività di trekking, partita da Santa Maria del Bosco e giunta fino a Mongiana. L’iniziativa è stata spiegata dal direttore del Parco delle Serre Francesco Pititto che ha messo in risalto le caratteristiche dei boschi e la necessità di tutelarli. Le guide turistiche Domenico De Masi e Cosimo Angilletta hanno illustrato le specificità del percorso e rammentato l’importanza delle escursioni dal punto di vista della salute e del rafforzamento del rapporto con il territorio.
Soddisfatti il presidente dell’associazione “Condivisioni” Bruno Censore e la coordinatrice del festival Maria Rosaria Franzè che hanno insistito sul ruolo che può avere la montagna per lo sviluppo sostenibile e per la crescita, anche culturale, della comunità. In serata, in piazza Azaria Tedeschi, è stata proposta l’analisi della “Divina Commedia” intesa come “opera immortale e sempre attuale e carica d’insegnamenti” attraverso un continuo richiamo di collegamenti fra quanto descritto da Dante Alighieri e l’epoca attuale, devastata dalla pandemia.
In particolare, le docenti Clara Grillo, Anna Solimini Vavalà, Loredana Marzullo e Laura Donatella La Polla hanno sviscerato il tema della “crisi individuale” che è frutto di “una condizione generale in cui possiamo riconoscerci” e che causa “sconvolgimenti anche psicologici”, specificando che le soluzioni e le opportunità che possono nascere dalla crisi “possono non essere immediate”. Ruolo centrale è stata affidato all’amore visto come fonte di “passione, ma anche di sofferenza”, oltre che all’esigenza di “non far prevalere, oggi come ieri, l’irrazionalità”. I Canti danteschi sono stati interpretati come monito e messaggio affinché sia adottata “una visione di lungo respiro” e sia dato spazio a meccanismi inclusivi.