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Francesco Prestia Lamberti, don Dicarlo: «Si riaccende la speranza di fare piena luce»

Dopo l’acquisizione dei filmati de Le Iene da parte dei carabinieri, il parroco di Mileto, già destinatario di minacce, auspica nuova attenzione sul caso del 15enne e su quello di Francesco Vangeli, definendo poi Gratteri il “novello Mosè” che può liberare la Calabria

Francesco Prestia Lamberti, don Dicarlo: «Si riaccende la speranza di fare piena luce»

Non arretra di un millimetro don Domenico Dicarlo. Il parroco della basilica cattedrale di Mileto, da sempre impegnato in difesa degli ultimi, non si tira indietro nemmeno questa volta, e dopo aver appreso la notizia che il servizio de Le Iene sulla morte di Francesco Prestia Lamberti è stato acquisito dai carabinieri, esprime a Il Vibonese tutto il suo apprezzamento. Nel servizio, trasmesso su Italia1 lo scorso 21 ottobre, il sacerdote aveva svelato di essere stato oggetto di minacce da parte di un familiare dell’omicida, dopo che all’indomani della morte del 15enne aveva chiesto a gran voce risposte e a chi sa di rompere il muro di silenzio. Concetti che, se mai ce ne fosse bisogno, oggi intende ribadire con ancor più forza, nonostante le intimidazioni. «Questa notizia ci rincuora e ci dà speranza che i tanti coni d’ombra vengano dipanati e che giustizia possa finalmente essere fatta su tale dolorosa vicenda. Se i filmati sono stati acquisiti – sottolinea – vuol dire che gli organi inquirenti pensano che ci siano elementi interessanti e che ci sia qualcosa di nuovo che li possa aiutare a far emergere la verità sull’efferato omicidio. Questa è una terra martoriata, così come dimostra anche il caso della recente scomparsa del povero Francesco Vangeli di Scaliti. Anche qui c’è una mamma disperata, che con grande dignità chiede di avere risposte e di sapere che fine ha fatto suo figlio». Nel suo coraggioso intervento a Il Vibonese, don Dicarlo ci tiene poi a ribadire come il blitz delle forze dell’ordine nella sede romana de Le Iene consoli anche da un altro punto di vista. In particolare, dimostra «che, forse, non veniamo più reputati cittadini di serie B, e che qualcuno ha finalmente deciso di tentare di liberarci da questa piovra che ci avvinghia mortalmente. Del resto – spiega il parroco della chiesa madre della diocesi – sul territorio operano eccellenze nel settore del contrasto alla criminalità come il Nucleo cacciatori Calabria, che però meritano di ricevere mezzi più sostanziosi per poter operare, grandi magistrati come Nicola Gratteri. Speriamo che come un “novello Mosè”, egli riesca finalmente a far sì che la regione diventi una sorta di terra promessa e che i “cavalieri del male” sprofondino nell’inferno, così come essi meritano. E, ancora – conclude – abbiamo imprenditori onesti e coraggiosi come Francesco Cascasi. Da questa gente dobbiamo prendere esempio e ripartire, rompendo il muro di omertà e andando avanti per la nostra strada nonostante le minacce che eventualmente ci vengono fatte, consci che il riscatto e la salvezza di questa terra martoriata dipendono anche da noi».  

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