Provinciali, voti del Pd di Vibo al candidato di centrodestra: i vertici del partito tacciono
Cosa c’è dietro il silenzio dei maggiorenti vibonesi del partito? In molti pensano che si voglia insabbiare il caso. Intanto il segretario del circolo di Arena tuona: «Nino Schinella vittima di beceri interessi personali»
Tutto tace. A due giorni dell’esito del voto per il rinnovo del consiglio provinciale e l’elezione del nuovo presidente dell’ente intermedio, dagli ambienti del Partito democratico vibonese nessuna voce ufficiale si è ancora levata per esprimere un giudizio sulle scelte compiute dai consiglieri dello stesso partito in seno al Comune di Vibo. Assemblea nella quale, per la lista a marchio Pd, si è consumata una clamorosa débâcle, che l’ha portata a subire un netto 27-6 dal centrodestra che ha agevolato esponenzialmente la vittoria finale del sindaco di Stefanaconi Salvatore Solano. Un suicidio politico, consumatosi sullo sfondo di una spregiudicata operazione di trasversalismo, che non solo ha azzoppato la corsa del sindaco di Arena Antonino Schinella a Palazzo ex-Enel, ma ha sancito, di fatto, l’estinzione del partito dalla principale assemblea comunale della provincia. Emiciclo nel quale contava ad inizio consiliatura ben 11 rappresentanti. Quali determinazioni assumeranno ora dalle parti di via Argentaria non è dato sapere. Tacciono i vertici del partito che aveva addirittura costituito un direttorio in vista dell’appuntamento elettorale di secondo livello, ed aveva applaudito il candidato alla presidenza Schinella quando lo stesso, nell’accettare la candidatura, aveva chiesto intransigenza nei confronti di eventuali franchi tiratori. (L’articolo prosegue sotto la pubblicità)
Tace, per il momento, il deputato Antonio Viscomi, che alla vigilia del voto aveva lanciato precisi avvisi all’indirizzo di chi si fosse reso responsabile di tradimento. Tace, finora, anche il consigliere regionale Michele Mirabello che aveva lasciato intendere che non avrebbe tollerato la fronda dei consiglieri comunali, orchestrata da Vito Pitaro e dal capogruppo Giovanni Russo sulla base di una trama intessuta con Forza Italia. Tacciono, soprattutto, i segretari provinciale e di circolo, Enzo Insardà e Francesco Pacilè, vale a dire le due figure chiamate rispettivamente a sollevare in via ufficiale la circostanza e ad intraprendere eventuali provvedimenti. La sensazione che si va diffondendo sempre di più in queste ore, è che l’indirizzo sia quello di insabbiare il caso. Facendo passare l’ondata di piena per riprendere poi senza troppi clamori una navigazione a vista verso una meta non meglio precisata. Non sarebbero mancati, in questo senso, da parte dei diretti protagonisti del caso politico, espliciti inviti a non alzare polveroni, in nome di una presunta “unità” che però, oggi, appare un concetto quanto mai vacuo e svuotato di senso.
Nel generale mutismo ufficiale, che avvolge in queste ore un caso che invece fa molto discutere nelle retrovie, a farsi sentire è il segretario di circolo del Pd di Arena, Pasqualino Siciliano, che non esita a condannare apertamente le scelte dei consiglieri comunali vibonesi : «Tanti – scrive Siciliano – interpretano il ruolo di elettori non come bene comune ma solo come nutrimento di lapalissiani interessi personali. Già – attacca esplicitamente il segretario Pd di Arena – perché è su Vibo che si è giocato il destino di Nino (Antonino Schinella, ndr) e per mano di rappresentanti eletti con il Pd in seno al consiglio comunale che, chinandosi alla corte del neo senatore Giuseppe Mangialavori in cambio di attendibili futuri incarichi, non hanno esitato a saltare il fosso. Ritengo che Nino esca comunque a testa alta perché non è stato un giudizio sulle capacità amministrative e sulla sua specchiata onestà intellettuale, bensì solo beceri interessi personali di taluni personaggi che usano la politica».
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