Rinascita-Scott: Bartolomeo Arena accusa un terzo politico vibonese
Dopo i senatori Bevilacqua e Mangialavori, il collaboratore di giustizia tira in ballo un personaggio con incarichi «a livello regionale». Dichiarazioni pure sul Comune di Vibo. Massima allerta da parte della Prefettura
C’è anche un terzo politico – oltre all’ex senatore Francesco Bevilacqua ed all’attuale senatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavori – ad essere tirato in ballo dal collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena nel corso della sua deposizione odierna nel maxiprocesso Rinascita Scott. Il collaboratore non ne ha fatto il nome in quanto “fermato” sul punto dal pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, segno che su tali dichiarazioni rese a verbale vige al momento il segreto investigativo. Ma quanto affermato in aula da Bartolomeo Arena prima dello stop è comunque significativo e gettano ombre su un esponente politico che sarebbe stato a stretto contatto con i clan di Vibo Valentia ed anzi sarebbe stato “sponsorizzato” sin dall’avvio della sua carriera politica. A procacciare i voti a tale esponente politico con «incarichi – ha sostenuto Arena – alla Regione» sarebbero stati sia il clan Lo Bianco Barba, sia il clan Pardea-Macrì, consorterie inserite nello stesso “locale” di ‘ndrangheta di Vibo Valentia. «Tale politico vibonese è sempre stato sostenuto dai Pardea-Macrì sin dalla fine degli anni ’90. Lo abbiamo cresciuto standogli accanto e prodigandoci per lui sia alle comunali di Vibo che oltre. Tale politico mi chiamava personalmente – ha dichiarato Bartolomeo Arena – per dirmi chi sostenere del suo partito che gli interessava. Poi con il tempo è diventato un politico importante con incarichi anche a livello regionale». [Continua in basso]
Su tale politico vige al momento il segreto investigativo, ma è chiaro –sulla scorta delle dichiarazioni odierne di Bartolomeo Arena – che le inchieste antimafia della Dda di Catanzaro potrebbero riservare a breve nuovi e clamorosi sviluppi sul rapporto mafia-politica anche alla luce di ulteriori dichiarazioni fatte oggi in udienza dal collaboratore. Eccole: «Il Comune di Vibo è amministrato da persone imparentate con la criminalità organizzata. Fino ad un certo punto c’è stata a Vibo maggioranza e opposizione, c’erano dei riferimenti per ogni gruppo mafioso. Ora invece le cose sono cambiate, a Vibo Valentia c’è una finta opposizione e chi sta a destra si accorda con chi sta a sinistra per amministrare. Tutto è amministrato da parenti o persone contigue alla criminalità organizzata».
Dichiarazioni pesantissime, quindi, che potrebbero mettere in allerta anche la Prefettura di Vibo Valentia sia sul Comune che sulla Provincia di Vibo, in quest’ultimo caso alla luce del coinvolgimento ieri del presidente Salvatore Solano che risulta indagato per scambio elettorale politico mafioso e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa. Spetterà al nuovo prefetto Roberta Lulli valutare l’invio di apposite commissioni di accesso agli atti per accertare eventuali infiltrazioni mafiose nella vita dei due enti locali.
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