mercoledì,Dicembre 11 2024

«Scuola e prove Invalsi: magari la colpa fosse della Dad», la riflessione di Alberto Capria

«I risultati dei “test non testanti”, anche prima del ricorso forzato alla didattica a distanza, erano non soddisfacenti in alcune fasce di frequenza»

«Scuola e prove Invalsi: magari la colpa fosse della Dad», la riflessione di Alberto Capria

Dal dirigente scolastico del 3° circolo “De Amicis” Alberto Capria riceviamo e pubblichiamo un intervento sulla attendibilità dei test ministeriali

Nella Cattedrale di San Zeno a Pistoia, fra affreschi di rilievo, è collocato il monumento funebre di Cino da Pistoia, poeta e giureconsulto vissuto fra il 1270 ed il 1336. Il basso-rilevo lo ritrae mentre tiene una lezione seduto in cattedra, i suoi allievi fra i banchi ascoltano: più o meno la diffusa quotidianità didattica di oggi. La pregevole opera, mi è ritornata in mente con la pubblicazione dei risultati degli inutili test Invalsi. Scorrendoli – unitamente ai numerosi commenti dei tanti che, di volta in volta, si trasformano in allenatori di calcio in occasione degli europei o in virologi in occasioni di pandemie – mi ha sorpreso la concordanza nell’indicare la Dad come colpevole degli esiti non brillanti.  Gli “esperti” di turno, cum virtute et canoscenza, hanno individuato il colpevole: magari fosse così.

I risultati dei “test non testanti” (leggi prove INValSI), anche prima del ricorso forzato alla Dad, erano non soddisfacenti in alcune fasce di frequenza; le stesse delle prove ultime. Se la scuola italiana prima del 2021 si fosse posizionata fra le prime, in questa sorta di inutile campionato Ocse, allora forse avremmo potuto additare la Dad come unica e sola responsabile delle “catastrofiche” nuove; la verità è che la nostra scuola non è crollata né, purtroppo, migliorata.  Proviamo a rispondere a due questioni: quanto sono “strani” o inattesi i dati dei test 2021 e quanto è corretto imputare alla Didattica on line tutte le responsabilità. I risultati delle anacronistiche prove, non ci dicono nulla di nuovo: sono anni che abbiamo dati simili. Ancor prima della creazione dell’Invalsi avevamo dati simili nelle varie indagini internazionali: una seria riflessione sulle cause? Mai effettuata. [Continua in basso]

C’è invece stabilità nei diversi risultati per aree geografiche e nella correlazione tra rendimento e stato socio-economico. La correlazione è l’elemento preponderante che emerge dalle analisi sulle scuole secondarie di 1° e 2° grado, mentre per le primarie la situazione è migliore. Questo status, ripeto, era già emerso in altre rilevazioni: ma noi abbiamo risposto con le “riforme epocali”. La correlazione situazione socio-economica e risultati, dovrebbe portarci a ragionare sul fatto che la scuola è il terminale di un insieme di problemi, che potrebbero essere quantomeno affrontati con interventi orientati a maggiori e migliori opportunità sociali. La scuola dunque come elemento, certamente determinante ma pur sempre elemento, del sistema pubblica amministrazione; che funziona o non funziona insieme alla scuola. Veniamo all’accusa alla didattica on line di essere la responsabile delle negatività negli esiti. Prendendo per buone le rilevazioni Invalsi – la cosa non è scontata, credetemi – emerge in modo palmare che le difficoltà registrate sono date dal globale contesto pandemico, non esclusivamente dalla didattica a distanza, e dal profondo problema delle disuguaglianze: la Dad ha funzionato meglio in contesti famigliari che vivono in determinate condizioni sociali

Si aggiunga inoltre che l’obiettivo delle prove Invalsi dell’anno scolastico 2020-21, non era quello di valutare l’efficacia della didattica a distanza, come si potrebbe evincere dagli sproloqui di commentatori e figuranti.  Possiamo essere riduttivi e dire con uno slogan da social, dunque rigorosamente non pensato, che la Dad è la causa dei nuovi risultati. Ma stiamo vivendo una situazione molto complessa e mai sperimentata prima, le cui cause – plurale –  sono complesse. Ricercarne “una et una sola” è comodo quanto miope: oggi è la didattica a distanza, prima della pandemia era la didattica in presenza. [Continua in basso]

Al di là degli schizofrenici giudizi, attendo ancora una seria ed approfondita riflessione “dal basso” (i piani alti hanno ampiamente evidenziato pericolose associazioni di ipermetropia e miopia) sulla necessità di una scuola autenticamente nuova, interessante, accogliente, bella; sono paziente, aspetterò anche le prossime prove Invalsi sperando che, alla pubblicazione degli esiti, non mi sovvenga ancora il monumento funebre a Cino da Pistoia.

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