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‘Ndrangheta: inchiesta “Black Widows” nelle Preserre vibonesi, in 12 a giudizio

Il processo per il tentato omicidio di Giovanni Nesci e del fratello si celebrerà dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia

‘Ndrangheta: inchiesta “Black Widows” nelle Preserre vibonesi, in 12 a giudizio
Il paese di Sorianello e nel riquadro Giovanni Nesci

Rinviati a giudizio i 12 imputati coinvolti nell’operazione antimafia della Dda di Catanzaro denominata “Black Widows” che mira a far luce sul tentato omicidio di Giovanni Nesci e del fratello dodicenne (affetto dalla sindrome di down) commesso il 28 luglio dello scorso anno. Il  gup distrettuale, Federico Zampaoli, ha fissato l’inizio del processo per il 12 novembre prossimo dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Secondo l’accusa, Antonio Farina, 43 anni, di Soriano Calabro, Rosa Inzillo, 50 anni, Michele Nardo, 47 anni, di Sorianello, e Bruno Lazzaro (successivamente ucciso) avrebbero concorso nel fatto di sangue. Rosa Inzillo e Michele Nardo con il ruolo di concorrenti morali, quali istigatori ed organizzatori del progetto omicidiario, Antonio Farina ed il defunto Bruno Lazzaro quali esecutori materiali del tentato omicidio di Giovanni Nesci e del fratello minorenne. In particolare – su mandato di Rosa Inzillo e Michele Nardo, Antonio Farina e Bruno Lazzaro –  si sarebbero posizionati nella tarda serata del 28 luglio dello scorso anno in uno stabile disabitato di Sorianello, su corso Vittorio Emanuele II, di fronte all’abitazione delle persone offese attendendone il rientro ed esplodendo poi al loro indirizzo numerosi colpi di arma da fuoco e, nella specie, almeno quattro colpi di fucile calibro 12 e 9 colpi di pistola calibro 9.  Ai tre imputati vengono quindi anche contestati i reati di ricettazione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco: il fucile calibro 12 marca Breda, compendio di un furto consumato a Stoppiana (Vc) il 13 febbraio 2011, e la pistola calibro 9 usata contro i fratelli Nesci. Altri reati in materia di detenzione e porto illegale di armi (un’arma corta non meglio identificata e il relativo munizionamento calibro 7,65) vengono contestati al solo Michele Nardo, mentre lo stesso Michele Nardo e Vincenzo Cocciolo, 30 anni, di Gerocarne, sono accusati di detenzione e porto illegale di armi. Rosa Inzillo, Teresa Inzillo, 55 anni, di Gerocarne e Maria Rosaria Battaglia, 84 anni, di Sorianello, devono poi rispondere del reato di detenzione illegale di un’arma da fuoco corta non meglio identificata, “originariamente posseduta da Rosa Inzillo e poi ceduta a Battaglia Maria Rosaria”. Tale contestazione porta la data del 6 gennaio scorso. Michele Nardo, Rosa Inzillo, Viola Inzillo (di 52 anni, nativa a Sorianello, residente a Gerocarne), Antonio Farina, Salvatore Emmanuele, 24 anni, di Gerocarne e Ferdinando Bartone, 19 anni, di Gerocarne, sono quindi accusati – in concorso con il defunto Bruno Lazzaro – di aver ostacolato l’identificazione della provenienza delittuosa di un’autovettura Fiat Punto (in ragione dell’assenza del numero di telaio), rinvenuta e sequestrata in data 23 gennaio 2018. Con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di mettere a segno il progetto omicidiario in danno di Giovanni Nesci e con l’ulteriore aggravante di essersi avvalsi del contributo causale del figlio minore di Rosa Inzillo. Alla sola Viola Inzillo vengono poi contestate una serie di ipotesi di reato legate alla detenzione illegale di un fucile da usare contro Giovanni Nesci, arma nascosta in concorso con il defunto Bruno Lazzaro, così come una serie di munizioni. Infine, Michele Nardo, Antonio Farina, Vincenzo Cocciolo, Gaetano Muller, Domenico Inzillo (63 anni, nativo di Sorianello, ma residente a Francica) e Michele Idà (21 anni, di Gerocarne) sono accusati di detenzione e porto in luogo pubblico di un fucile Franchi automatico provento di un furto commesso a Montù Beccaria (Pv) l’8 maggio 2012, nonché di ulteriori armi e munizioni. Materiale risultato inizialmente nella disponibilità di Michele Nardo e Antonio Farina, i quali l’avrebbero ceduto successivamente a Gaetano Muller che lo avrebbe custodito, a sua volta, tramite Michele Idà. Con l’aggravante di aver commesso il fatto per mettere a segno il progetto omicidiario in danno di Giovanni Nesci. Tutti i reati sono inoltre aggravati dalle finalità mafiose. Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Pamela Tassone, Giuseppe Di Renzo, Giovanni Russano, Nazzareno Latassa e Marcello Scarmato. L’inchiesta – portata a termine dalla Squadra Mobile di Vibo – è stata condotta dal pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, e dal pm della Procura di Vibo Valentia, Filomena Aliberti, applicata per questa inchiesta all’antimafia.  In foto dall’alto in basso:  Bruno Lazzaro, Viola Inzillo, Antonio Farina, Michele Nardo, Rosa Inzillo, Gaetano Muller. In copertina nel riquadro in alto: Giovanni Nesci        LEGGI ANCHE: Nuovo agguato nelle Preserre vibonesi: due fratelli feriti a Sorianello

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