Operazione Never Ending della Dda nel Vibonese, condanne in Cassazione
Una sola assoluzione nel processo che vedeva quale parte offesa l’imprenditore di Pizzo Calabro Francesco Vinci
Cinque condanne ed un’assoluzione. Questo il verdetto della seconda sezione penale della Cassazione nel processo nato dall’operazione “Never Ending” (Senza fine) della Dda di Catanzaro scattata nel 2013 per un tentativo di estorsione ai danni dell’imprenditore di Pizzo Calabro, Francesco Vinci, divenuto testimone di giustizia. Condannati a due anni e due mesi ciascuno Domenico Pardea, 51 anni, detto “U Ranisi”, di Vibo Valentia ma residente a Pizzo Calabro, Antonio Vacatello, 54 anni, di Vibo Marina, Rocco De Maio, 48 anni, Carlo Riso, 40 anni, Eugenio Gentiluomo, 64 anni, tutti di Gioia Tauro. Assolto Massimo Patamia, 48 anni, anche lui di Gioia Tauro, difeso dall’avvocato Domenico Putrino. In primo grado il Tribunale di Vibo Valentia aveva condannato solo Gentiluomo, in appello a Catanzaro invece erano stati condannati tutti gli imputati, accusati di tentata estorsione, con richieste continue di denaro ai danni del testimone di giustizia Francesco Vinci. Le indagini erano state condotte dalla Squadra Mobile di Catanzaro. Nello specifico il gruppo avrebbe chiesto a Vinci la restituzione di somme di denaro anticipate alla vittima per la frequenza di alcuni corsi di formazione per marittimi che non si erano poi svolti. Il gruppo aveva preteso la restituzione dei soldi corrisposti. Quando la vittima aveva ottemperato alla loro richiesta, gli indagati avrebbero preteso anche il pagamento di “interessi”. Per cui il debito di 6.200 euro era lievitato a 15.000 euro. Tutto aveva avuto inizio quando Eugenio Gentiluomo era riuscito a contattare Francesco Vinci per il disbrigo di pratiche burocratiche necessarie per ottenere delle certificazioni per l’imbarco sulle navi. Vinci aveva poi indirizzato Gentiluomo verso una scuola di Taranto specializzata nel settore, ma essendoci dei ritardi, Gentiluomo avrebbe preteso da Vinci la restituzione di 6mila euro anticipati ad una signora di Taranto. Da qui tutta una serie di ritorsioni ai danni di Vinci. Nel collegio di difesa, oltre all’avvocato Putrino, anche gli avvocati Gaetano Scalamogna, Francesco Muzzopappa e Domenico Ascrizzi.
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