Comune Vibo e dissesto, il sindaco ricevuto al Ministero dell’Interno: si apre qualche spiraglio
Incontro al Viminale per il primo cittadino Maria Limardo, unitamente al segretario generale dell’ente Domenico Libero Scuglia e all’assessore al Bilancio e programmazione finanziaria Maria Teresa Nardo
La possibilità di evitare il secondo dissesto finanziario al Comune di Vibo Valentia sta tutta nelle stanze del ministero dell’Interno. Ci sarebbe, infatti, la disponibilità del Viminale a valutare la possibilità di permettere all’amministrazione di ritoccare il Piano di riequilibrio finanziario pluriennale, presentato alla Corte dei Conti per evitare il dissesto, nonché eventuali aiuti economici da fornire a Palazzo Luigi Razza. Le novità – da quanto riferito da autorevoli fonti comunali – dovrebbero arrivare a fine luglio. E, intanto, sperare non costa nulla. Trasferta romana nei giorni scorsi per il sindaco Maria Limardo, per il segretario generale dell’ente Domenico Libero Scuglia e per l’assessore al Bilancio e programmazione finanziaria Maria Teresa Nardo. [Continua in basso]
Nella Capitale, sindaco, segretario e assessore sono stati ricevuti direttamente da Antonio Colaianni, direttore dell’Ufficio centrale per la finanza locale. Al centro dell’incontro la lettera che il primo cittadino ha scritto pochi giorni addietro al Viminale nel tentativo di ottenere un aiuto concreto finalizzato a scongiurare la dichiarazione di un secondo default dell’ente, dopo che il primo sta per essere dichiarato chiuso dalla commissione straordinaria di liquidazione del debito, ma con strascichi ugualmente pesanti per l’attuale amministrazione.
Come si ricorderà, nella sua missiva il sindaco ha sollecitato al ministero dell’Interno un intervento straordinario ai sensi dell’articolo 256, comma 12, del decreto legislativo 267 del 2000. In buona sostanza, la Limardo ha chiesto di «valutare e autorizzare» la procedura prevista la quale mette nero su bianco che «nel caso in cui l’insufficienza della massa attiva, non diversamente rimediabile, è tale da compromettere il risanamento dell’ente», il ministro dell’Interno, su proposta della Commissione per la finanza e gli organici degli enti locali, «può stabilire misure straordinarie per il pagamento integrale della massa passiva della liquidazione, anche in deroga alle norme vigenti, comunque senza oneri a carico dello Stato. Tra le misure straordinarie è data la possibilità all’ente di aderire alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale prevista dall’articolo 243-bis». Tale intervento straordinario, dunque – ha fatto infine presente il sindaco – «si ritiene necessario considerata la gravità della situazione finanziaria dell’ente, strettamente connessa al primo dissesto e alla gestione dello stesso che insieme alle condizioni socio-economiche del territorio e all’intervenuta emergenza Covid, non hanno portato l’ente in bonus». E da quanto riferito, la missiva della Limardo sembra avere accolto il favore del direttore Colaianni e superato, al momento, il primo step di giudizio. Tant’è che la lettera adesso è passata al vaglio della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali (Cosfel) dello stesso ministero dell’Interno. Sarà, dunque tale organismo che dovrà esprimere l’ultimo parere su quanto richiesto dal primo cittadino e valutare l’opportunità o meno di concedere nuove risorse economiche al Comune capoluogo. [Continua in basso]
Il ministero dell’Interno, insomma, rappresenta un po’ l’ultima spiaggia per l’amministrazione Limardo al fine di evitare un altro fallimento finanziario e salvare così l’ente. La richiesta della Corte dei Conti di ulteriori accertamenti contabili, formalizzata con l’invio al Comune appena pochi giorni fa di una specifica nota, sul Piano di riequilibrio finanziario pluriennale (presentato nell’estate del 2019 alla magistratura contabile in alternativa alla dichiarazione di dissesto) è stata una doccia fredda. Se da un lato, infatti, ha messo in ginocchio gli uffici di Palazzo Razza, per la gran mole di accertamenti richiesti, dall’altro non fa neanche ben sperare per il giudizio futuro sul documento contabile di Palazzo Razza perché tali e ulteriori verifiche potrebbero significare che le misure contenute nel Piano non abbiano affatto convinto la Corte dei Conti che, appunto, ha sollecitato l’amministrazione a procedere con altri approfondimenti.