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Spedizione punitiva a Vibo Valentia: a giudizio cinque indagati di Rinascita Scott

La Procura esercita l’azione penale per delle lesioni provocate a colpi di bastone nel maggio 2017 dai giovani dei Pardea e dei Camillò. Processo anche per il collaboratore Bartolomeo Arena

Spedizione punitiva a Vibo Valentia: a giudizio cinque indagati di Rinascita Scott

Lesioni personali aggravate e porto di oggetti atti ad offendere. Questi i reati per i quali il pm della Procura di Vibo Valentia, Olimpia Anzalone, ha disposto la citazione diretta a giudizio di cinque indagati che si trovano attualmente già sotto processo per altri reati (associazione mafiosa il principale contestato) nell’ambito del maxiprocesso Rinascita Scott. [Continua in basso]

Il processo dinanzi al Tribunale monocratico di Vibo Valentia è stato fissato per il 13 ottobre prossimo nei confronti di: Francesco Antonio Pardea, 35 anni, attualmente detenuto; Rosario Pardea, 50 anni; Giuseppe Camillò, 47 anni, detenuto; Bartolomeo Arena, 45 anni, collaboratore di giustizia; Michele Manco, 33 anni. Gli indagati sono tutti di Vibo Valentia e sono accusati – in concorso morale e materiale fra loro – di aver attirato un 48enne, anche lui di Vibo Valentia (parte offesa), fuori dalla propria abitazione di campagna con espressioni ingiuriose proferite da Giuseppe Camillò. Una volta fuori dall’abitazione, Rosario Pardea avrebbe dato a Sandro Patania uno schiaffo, mentre Francesco Antonio Pardea avrebbe colpito la vittima con un bastone cagionandogli lesioni personali e contusioni giudicate guaribili in cinque giorni. A Bartolomeo Arena viene anche contestata la recidiva, a Rosario Pardea la recidiva specifica e reiterata, a Francesco Antonio Pardea la recidiva specifica, reiterata e infraquinquennale.  L’episodio al centro delle contestazioni risale al 29 maggio 2017 e porta quale luogo di commissione la città di Vibo Valentia.
A tutti gli indagati viene contestato anche di aver portato fuori dalle abitazioni un bastone lungo un metro e con un diametro di 12 centimetri ed un’impugnatura rivestita da una lastra di alluminio, al fine di provocare lesioni e contusioni alla vittima.
Giuseppe Camillò è difeso dall’avvocato Salvatore Pronestì, Michele Manco dall’avvocato Walter Franzè, Rosario Pardea dall’avvocato Giuseppe Morelli, Francesca Antonio Pardea dall’avvocato Diego Brancia e Bartolomeo Arena dall’avvocato Giovanna Fronte.

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