Rinascita Scott, i periti del Tribunale: «Nessun rapporto anomalo con le difese»
Il caso dei “doppi incarichi”. Vercillo: «Solo una consulenza per un avvocato per un processo non connesso al “maxi”». Nardone: «Non sapevo che Artusa fosse un imputato, non sono scappato e quel caffè è stato comunque una leggerezza»
E venne il giorno dei periti col doppio incarico: designati dal Tribunale alle trascrizioni delle intercettazioni, ma ingaggiati, per altri procedimenti penali, anche da alcuni difensori degli imputati nel maxiprocesso Rinascita Scott. Un caso denunciato, vigorosamente, dal procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, che aveva chiesto, nell’udienza del 28 giugno, al collegio giudicante presieduto dal giudice Brigida Cavasino, la loro sostituzione ed un’integrazione del pool peritale. [Continua in basso]
Il caso è condensato nella relazione di sette pagine dello stesso Gratteri, depositata stamani dal pm Antonio De Bernardo, che sintetizza il contenuto delle informative prodotte – come lo stesso magistrato del pool antimafia ha riferito in udienza – dagli investigatori del Ros di Catanzaro, Salvatore Sirianni, e del Nucleo investigativo dei carabinieri di Vibo Valentia, Alessandro Garavelli. Come se non bastasse il caso del doppio incarico, si ricorderà, uno periti, Francesco Maria Nardone, era stato sorpreso – dal pm antimafia Anna Maria Frustaci, che al riguardo ha prodotto anche una sua annotazione – al bar antistante l’aula bunker, assieme ad uno degli imputati, l’imprenditore dell’abbigliamento Mario Artusa. Lo stesso incontro tra il perito e l’imputato è stato ripreso in un filmato, anche questo depositato in copia dal pm De Bernardo.
Stamani, la convocazione in aula dei periti coinvolti nella vicenda, nei termini richiesti dallo stesso procuratore capo di Catanzaro, per un confronto con le parti processuali. Il primo ad intervenire è stato il consulente Walter Vercillo, incaricato sia per Rinascita Scott che per Imponimento, il quale ha depositato una memoria nella quale prova a chiarire la sua posizione. «Ci sono diversi punti, uno che riguarda tutti i periti, gli altri direttamente il sottoscritto», ha esordito. Vercillo ha lamentato la «confusione» che avrebbe generato il quesito posto dal gup e dal Tribunale. Ha sostenuto, poi, che il materiale intercettivo sia stato consegnato al collegio peritale «in maniera caotica» e «numerosi file erano mancanti», richiesti a giugno «finora – ha lamentato – non abbiamo avuto risposta». [Continua in basso]
Riguardo gli altri carichi ricevuti dalle difese, ha affermato di aver accettato solo quello dell’avvocato Antonietta De Nicolò, per un imputato in un differente processo che non avrebbe – a dire del perito – «alcuna connessione con questo procedimento». Poi la presenza di un suo «amico», Antonio Elia, già perito per altri avvocati di Rinascita Scott, nell’udienza dello scorso 15 febbraio: «Mi ha accompagnato perché stavo male, avevo problemi di deambulazione». Presente in aula, solo «in veste amicale», Elia, che è consulente per le Procure di tutta Italia, durante una pausa ha fornito dei chiarimenti tecnici su alcuni file: «Al pm di udienza, che lo ha ringraziato per la sua disponibilità, non avendo suoi bigliettini da visita, ha consegnato quello della mia società, barrandolo su un lato e scrivendoci il suo nome. Quindi non aveva intenti pubblicitari la sua presenza». La conclusione: «Pertanto, rimetto il mio incarico nelle mani del Tribunale affinché decida se rinnovare o meno la stima fin qui ricevuta».
Da parte sua il perito trascrittore Vittorio Scullari si è limitato a chiarire l’unica contestazione mossagli, quella del ritardo nel deposito delle trascrizioni, sottolineando che già al momento dell’accettazione dell’incarico aveva fatto presente di essere impegnato anche per altri procedimenti penali. Decisamente più corposo l’intervento del consulente Francesco Maria Nardone, lo stesso che avrebbe consumato il caffè con l’imputato Mario Artusa: «Io non sapevo chi fosse quel signore che incidentalmente ho incontrato al bar a pochi metri dall’aula. Mi ha chiesto quale fosse la mia attività e ho detto che ero un trascrittore del Tribunale. Non mi ha chiesto altro. Alzatomi, sono stato fermato dalla dottoressa Frustaci. Non sono scappato assolutamente e non è accaduto altro, come si può vedere dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza».
Rispondendo alle domande del pm De Bernardo, il consulente Vercillo ha spiegato che i locali della sua società sono di proprietà di Antonio Elia, con il quale esisterebbe solo un rapporto di amicizia e di collaborazione ma non cointeressenze societarie. Ad intervenire, anche gli avvocati Francesco Sabatino, Paride Scinica e Francesco Muzzopappa. Nel corso dell’udienza, il Tribunale ha annunciato che sarà disposta una ulteriore integrazione del collegio peritale per accelerare le attività di trascrizione ed il deposito delle intercettazioni.
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