Clan e voti, il senatore Mangialavori contro la stampa: «Ricostruzioni fantasiose». La nostra risposta
Il parlamentare vibonese di Forza Italia, nonché coordinatore regionale dello stesso partito, replica alle dichiarazioni del collaboratore Bartolomeo Arena ed ai nostri articoli. Respinge ogni accusa ma finisce per scagliarsi contro il lavoro dei giornalisti
Dal senatore di Forza Italia, nonché coordinatore regionale dello stesso partito, Giuseppe Mangialavori, riceviamo e pubblichiamo:
“In merito agli articoli “Rinascita-Scott, il pentito Arena tira in ballo il senatore Fi Mangialavori”, pubblicato dalla testata Lacnews24.it, e “Rinascita Scott: Bartolomeo Arena accusa pure il senatore Giuseppe Mangialavori”, pubblicato da Il Vibonese.it, respingo con forza le illazioni e le fantasiose ricostruzioni in essi contenuti.
Posso solo affermare, senza alcun timore di essere smentito, che le mie campagne elettorali, inclusa quella per le Politiche del 2018, siano sempre state condotte in maniera limpida, trasparente e mai clientelare, sempre lontano da qualsivoglia contesto dichiaratamente o – persino – latamente criminale.
La mia storia personale, oltre che quella professionale, sono state sempre improntante a valori etici irreprensibili. Non è accettabile perciò subire l’onta costante di taluni interventi giornalistici. Ho – di conseguenza – dato mandato ai miei legali affinché tutelino in ogni sede la mia immagine e la mia onorabilità”.
Sin qui la nota del senatore Giuseppe Mangialavori che abbiamo riportato integralmente. Per parte nostra preme rilevare di non aver operato alcuna “fantasiosa ricostruzione” e meno che mai fatto alcuna illazione. Ci siamo semplicemente limitati a riportare il verbale del collaboratore Bartolomeo Arena, di recente depositato dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri nel maxiprocesso Rinascita Scott, nel passaggio che interessa Mangialavori il quale non può certo chiedere alla stampa di tapparsi gli occhi o di non riportare notizie di rilevante interesse pubblico. Perché – credibile o meno lo stabilirà la magistratura – un collaboratore di giustizia che accusa un senatore della Repubblica è una notizia in qualunque parte d’Italia. Evidentemente, per qualcuno, non lo doveva diventare nella sola Vibo Valentia e in Calabria. Riproduciamo in basso anche la foto del verbale nel passo di interesse, onde smentire le affermazioni del senatore che vorrebbero attribuire a chi non ha fatto altro che esercitare il diritto/dovere di cronaca (questo è il lavoro dei giornalisti) “fantasiose ricostruzioni”. Quanto al resto dell’articolo, ed alla campagna elettorale, è stata la Cassazione (seconda sezione penale sentenza num. 16413/2021) – nella decisione con la quale ha stabilito di lasciare in carcere l’ex consigliere comunale di Vibo Francescantonio Tedesco – a scrivere quanto da noi riportato. Così come il capo di imputazione elevato nei confronti degli imputati Francescantonio Tedesco, Giovanni Anello e Daniele Prestanicola in ordine “alla strategia elettorale del clan Anello di Filadelfia di dirottare i voti nei confronti di Mangialavori Giuseppe in occasione delle Politiche del 2018” non è stato formulato dai giornalisti ma dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Gratteri (che lo stesso Mangialavori non ha mancato di applaudire più volte),che venerdì ha ottenuto per i tre imputati il processo da parte del gup distrettuale.
Sbaglia, dunque, decisamente indirizzo il senatore Mangialavori quando parla di “onta di interventi giornalistici”.
Anche noi, in ogni caso, tuteleremo il nostro lavoro in ogni sede e verso chiunque provi a screditarlo. E lo faremo specie nei confronti di affermazioni tese ad attribuire al giornalista ricostruzioni non veritiere ledendo, in tal modo, la professionalità di chi scrive ed esercita quel legittimo diritto/dovere di cronaca che ogni forza politica (specie se si definisce liberale) dovrebbe invece difendere. Difendere sempre”.
Giuseppe Baglivo
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