‘Ndrangheta: processo “Costa pulita” e clan di Briatico, in cinque lasciano il carcere
Decisione a sorpresa del gip distrettuale su richiesta della stessa Dda di Catanzaro. Disposto il divieto di dimora nel comune di residenza. Fra quattro giorni la lettura della sentenza
Lasciano il carcere cinque imputati accusati del reato di associazione mafiosa e detenuti dall’aprile del 2016 a seguito dell’operazione denominata “Costa pulita” della Dda di Catanzaro. A decidere la sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con il divieto di dimora nel comune di residenza (nel caso di specie Briatico), è stato il gip distrettuale Pietro Carè attraverso un’ordinanza con la quale ha accolto la richiesta proveniente dalla stessa Dda di Catanzaro. Le cinque persone scarcerate non potranno allontanarsi dall’abitazione nella fascia oraria compresa fra le ore 20,00 e le ore 8,00 del mattino ed avranno l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria territorialmente competente.Scarcerati, dunque, i seguenti imputati di “Costa Pulita”, tutti di Briatico, per i quali si sta celebrando il processo con rito abbreviato: Giuseppe Granato, 53 anni; Francesco Marchese, 32 anni; Emanuele Melluso, 33 anni; Simone Melluso, 33 anni; Salvatore Prostamo, 42 anni. Nel motivare la richiesta di scarcerazione, la Dda di Catanzaro ha sottolineato che tali imputati non rivestono un ruolo apicale all’interno dell’associazione mafiosa, sono rimasti per lungo tempo in regime di custodia cautelare in carcere e sono incensurati oppure con precedenti non specifici. Vi sarebbe, quindi, ad avviso della Dda di Catanzaro ed ora del gip distrettuale, un affievolimento delle esigenze cautelari e da qui la scarcerazione. La decisione sta suscitando diverse perplessità fra gli addetti ai lavori per tre ordini di motivi: arriva a quattro giorni dalla lettura della sentenza prevista per martedì; nei confronti di tali imputati sono state chieste pene severe dallo stesso pm Andrea Mancuso al termine della requisitoria formulata il 2 ottobre dello scorso anno (14 anni di reclusione per Giuseppe Granato, 12 anni Francesco Marchese, 14 anni Emanuele Melluso, 18 anni Simone Melluso, 12 anni Salvatore Prostamo); l’ordinanza di scarcerazione del gip contiene erroneamente anche il nominativo di Giancarlo Lo Iacono, 45 anni, di Zambrone, il quale si trova però già da tempo libero. Si tenga anche in considerazione che per il reato di associazione mafiosa (sin quando non viene dimostrato il recesso dall’associazione) la custodia cautelare in carcere è per legge obbligatoria e non costituisce l’extrema ratio. Inoltre buona parte dell’inchiesta “Costa Pulita” sia del troncone in abbreviato, quanto del troncone che si sta celebrando con rito ordinario dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, per quanto riguarda i fatti di Briatico si regge principalmente sulle intercettazioni ambientali e telefoniche captate proprio sulle utenze e sulle auto del geometra Salvatore Prostamo, di Francesco Marchese o Giuseppe Granato, mentre i fratelli Melluso sono i figli di Leonardo Melluso (14 anni per lui la richiesta di pena) che viene ritenuto dalla Dda il promotore dell’omonimo clan federato agli Accorinti ed ai Bonavita. Di certo, a quattro giorni dalla lettura di una sentenza, scarcerare un imputato per il quale sono stati chiesti ben 18 anni di reclusione (come nel caso di Simone Melluso) non capita sovente. Giuseppe Granato è difeso dall’avvocato Francesco Gambardella, Francesco Marchese dagli avvocati Giuseppe Bagnato e Salvatore Staiano, Simone ed Emanuele Melluso dagli avvocati Giovanni Vecchio, Franco De Luca e Vincenzo Cicino, Salvatore Prostamo dall’avvocato Giuseppe Bagnato. In foto dall’alto in basso: Salvatore Prostamo, Francesco Marchese, Simone Melluso, Emanuele Melluso e Giuseppe Granato LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta: “Costa pulita”, chieste le condanne per gli imputati
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