Fiumara Ruffa a Ricadi, Legambiente: “Acque inquinate e zona in pericolo”
Le analisi di Goletta Verde ed il sequestro del depuratore di Spilinga smentiscono gli amministratori locali e ripropongono la necessità di salvare il sito di interesse comunitario dove è presente la rara felce gigante Wodwardia radicans
“In questi giorni ritorna agli onori della cronaca la fiumara Ruffa, non per le sue bellezze e la peculiarità del sito, ma per nuovi episodi di inquinamento ambientale. Stavolta la criticità è data, per come appreso dalla stampa, dallo sversamento di reflui fognari e dei fanghi derivanti dal processo di depurazione provenienti dal depuratore di Spilinga. Una pratica abbastanza diffusa in questo torrente che ha determinato, negli anni, le continue denunce da parte del circolo Legambiente di Ricadi”. E’ quanto dichiara attraverso un comunicato il presidente del circolo di Legambiente di Ricadi, Franco Saragò. “Del resto basta percorrere alcuni tratti della fiumara o le strade che lo attraversano, ad iniziare dalla strada provinciale che da Tropea conduce a Capo Vaticano, in prossimità del ponte Ruffa, o della strada di collegamento Brattirò-Spilinga, per rendersi conto che questa fiumara non trasporta acqua di colonia. A confermare le criticità del corso d’acqua, anche quest’anno, giungono le analisi di Goletta Verde. I campionamenti effettuati alla foce della fiumara confermano che le acque risultano fortemente inquinate. Risultati, purtroppo che si ripetono da anni senza soluzione di continuità. Scarichi privati, come testimoniato dai vari tubi individuati nel corso del tempo, ma anche provenienti da depuratori e collettori pubblici, come confermato da alcuni interventi della Procura e degli organi inquirenti. Eppure negli anni – ricorda Saragò – alle varie denunce di Legambiente hanno fatto seguito le contestazioni di vari amministratori pubblici i quali hanno garantito la salubrità delle acque. La fiumara, nel corso degli anni, è stata devastata dalla mano dell’uomo ma soprattutto dall’incuria e dall’indolenza. I ripetuti incendi, il taglio indiscriminato degli alberi, lo sversamento di liquami fognari e sostanze inquinanti e l’abbandono di rifiuti, hanno compromesso l’ecosistema dei luoghi causando la drastica riduzione degli esemplari di Wodwardia Radicans il cui ritrovamento ha caratterizzato il sito, attirando l’attenzione della comunità scientifica internazionale. Nelle acque antistanti la foce, due anni fa, sono stati rinvenuti anche metalli pesanti, in particolare mercurio, e alcuni mesi fa, i carabinieri forestali, hanno accertato lo sversamento di rifiuti zootecnici. La fiumara, per secoli, ha garantito l’economia di molte famiglie le quali ne hanno tratto sostentamento senza depredarla. Uno scrigno di storia ma soprattutto di biodiversità, tanto da essere inserita nei Siti di Interesse Comunitario, dove convivono varie specie animali e vegetali anche di elevato interesse scientifico, quale appunto la Wodwardia Radicans. Straordinaria nel suo genere questa felce è considerata una dei più antichi relitti preglaciali del terziario. Sopravvissuta all’età dei dinosauri è giunta ai giorni nostri grazie all’isolamento e all’inaccessibilità dei luoghi ma soprattutto grazie al microclima e all’assenza di inquinanti. Nel 1991 ne furono censiti 2.400 esemplari, tanto da catalogare l’areale quale sito più importante d’Europa per quantità e qualità delle piante rinvenute. In pochi anni il numero di esemplari si è drasticamente ridotto prevalentemente a causa delle mutate condizioni del sito e della presenza di sostanze inquinanti. Una condizione – conclude Saragò – già evidenziata negli scorsi anni e segnalata alle autorità competenti al fine di mettere in atto misure urgenti di salvaguardia. Nonostante tutto la fiumara continua a sprofondare nel degrado, soffocata da liquami fognari e rifiuti di vario genere, nell’indifferenza generale e soprattutto con la colpevole inerzia delle istituzioni”.
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