giovedì,Dicembre 26 2024

La passeggiata pericolosa dei fratelli immigrati

Lungo la SS 522, tra Briatico e Porto Salvo, molti ragazzi immigrati camminano giorno e notte senza avere una minima percezione di sicurezza per loro e per gli automobilisti. 

La passeggiata pericolosa dei fratelli immigrati

L’allarme è ormai diventato stabile e nessuna istituzione si è ancora mossa per scongiurare maggiori pericoli. I tanti ragazzi immigrati presenti sul territorio di Briatico, infatti, rischiano parecchio ogni giorno, perché proprio ogni giorno (e notte) camminano lungo la SS 522 senza avere una minima e percezione di sicurezza. Specialmente la sera, appunto, quando la strada – seppur con limite previsto di 50 chilometri orari – diventa molto buia e veloce. Qualche automobilista ha rischiato più volte di investirne qualcuno, attentando non solo alla vita del pedone, ma anche alla propria. Ragion per cui, l’idea minima per chi gestisce la questione immigrazione, sarebbe quella di istruire i ragazzi e di dotarli di gilet catarifrangenti.

Sulla pagina Facebook “Per Briatico” è stato denunciato un episodio di un comune automobilista con famiglia a seguito: «Stavo percorrendo – si legge in un post – in auto insieme alla mia famiglia, di sera, la ex SS 522 da Briatico per Vibo Marina. Improvvisamente si parano innanzi due ombre in bici che istintivamente cerco di evitare. Durante la sterzata violenta verso sinistra per schivarli, con il cuore in gola, i fari illuminano improvvisamente altre due ombre a piedi che mi vengono incontro o per meglio dire che stavo mettendo sotto. Contro sterzata ed evito così di investirli. Sembra un’eternità! Il cuore, un tamburo che rulla nel mio torace, accosto e mi fermo. Mi assicuro che i miei familiari stiano bene. Respiro profondamente e cerco di spiegare loro cosa fosse successo. Vista la rapidità degli eventi, non si erano avveduti della presenza delle ombre che si trovavano sulla strada».

E, ancora, «dopo una breve pausa per riprendermi, mi rimetto in moto e dopo qualche minuto incontro di nuovo le due ombre in bici, senza luci, senza catarifrangenti, senza giubbotti fosforescenti e zigzaganti alla ricerca continua di un equilibrio stabile. Ringrazio il buon Dio di non averli messi sotto e di non essermi cappottato, grazie alla bassa velocità a cui procedevo. Ritornato a casa ho cercato di immaginare come sarebbe stata questa serata con quattro immigrati feriti e ancor peggio nel caso qualcuno di loro fosse “morto”. Sono molto irritato e mi chiedo come mai chi è preposto e pagato dalla comunità per assisterli non sa quello che avviene. La ex statale non ha piste ciclabile e tanto meno percorsi riservati ai pedoni. Chi deve insegnare loro i rudimenti del codice stradale? Chi deve fargli capire che se si cammina lungo l’argine della strada con le cuffie che emettono suoni a tutto volume e con le spalle a chi sopraggiunge è un pericolo? Chi deve fornirgli il giubbotto fosforescente e/o una lampada tascabile da impiegare di notte per segnalare la propria posizione?».

Domande, queste, alle quali si dovrebbe dare una giusta e immediata risposta, prima che ci scappi il morto. E siccome il passaggio dei ragazzi immigrati è continuo e numeroso, considerando poi che nessuno può vietargli di camminare, è quanto mai provvidenziale adottare sin da subito delle chiare strategie.

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