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Narcotraffico: inchiesta “Stammer 2”, 13 indagati optano per il rito abbreviato

Altri tre a giudizio a Vibo con l’ordinario. Base logistica un circolo di Mileto dove è giunto il capo dei narcos albanesi. Alleanze fra gli Anello, i Fiarè, i Pititto-Prostamo e Domenico Mancuso

Narcotraffico: inchiesta “Stammer 2”, 13 indagati optano per il rito abbreviato

Optano per il rito abbreviato – che comporta un processo “allo stato degli atti”, a porte chiuse dinanzi al gup e, in caso di condanna, uno sconto di pena di un terzo – 13 dei 16 imputati coinvolti nell’operazione antidroga denominata “Stammer 2 – Melina” per i quali la Dda di Catanzaro aveva in precedenza chiesto ed ottenuto il giudizio immediato, saltando quindi l’udienza preliminare. Dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia per il processo con rito ordinario restano  in tre: Antonio Prostamo, 29 anni, di San Giovanni di Mileto (difeso dall’avvocato Giuseppe Grande), Leonardo Francesco Florio, 54 anni, di Vibo Marina, Mario Calesse, 45 anni, di Sant’Eufemia d’Aspromonte, residente a Muggiò (Mb). I difensori di tale ultimo imputato – gli avvocati Mario Nigro e Vincenzo Cotroneo – hanno tuttavia sollevato dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia una questione preliminare inerente la possibilità da parte della Dda di poter chiedere ed ottenere anche nei suoi confronti il giudizio immediato. Il Tribunale del Riesame ha infatti, fatto venir meno il reato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico e da qui l’impossibilità per l’ufficio di Procura di chiedere anche nei confronti di Mario Calesse il giudizio immediato. Su tale eccezione il Tribunale di Vibo Valentia ha deciso stamane di sciogliere la riserva nell’udienza del 17 settembre prossimo. Hanno invece chiesto il rito abbreviato: il boss dell’omonimo clan di Filadelfia, Rocco Anello, 57 anni (avvocati Sergio Rotundo e Salvatore Staiano); Domenico Mancuso, 43 anni, alias “Mico Ninja”, di Limbadi, figlio del boss Giuseppe Mancuso (avvocato Giuseppe Milicia);  Indrit Buja, 37 anni, albanese; Cristian Burzì, 35 anni, residente in provincia di Bergamo (avvocato Guido Contestabile); Francesco Colangelo, residente a Verano Brianza (Mb); Gianluca Pititto, 22 anni, di Mileto (difeso dagli avvocati Giuseppe Monteleone e Gianfranco Giunta); Rosario Riccioli, 45 anni, di Catania (avvocato Roberta Fava); Gianfranco Contestabile, di Brindisi (avvocato Giuseppe De Luca); Gerardo Filippo Gentile, 63 anni, di San Giovanni di Zambrone (avvocato Giuseppe Bagnato); Shefik Muho, 34 anni, albanese; Gregorio Niglia, 35 anni, detto “Lollo”, di Briatico (avvocati Francesco Muzzopappa e Giuseppe Bagnato); Antonio Paladino, di Rosarno; Giovanni Pastorello, 59 anni, di Maierà (Cs), residente a Milano. Per gli altri indagati dell’operazione “Stammer 2 – Melina” non destinatari del decreto di giudizio immediato  si è invece ancora in attesa dell’avviso di conclusione indagini.  Secondo l’accusa, la consorteria attiva nel circondario vibonese, storicamente inserita nel traffico internazionale di stupefacenti, al fine di sopperire alle richieste sempre maggiori e diversificate del mercato della droga, e considerato il protrarsi dei tempi di attesa per l’approvvigionamento della cocaina dal Sudamerica, avrebbe intessuto trattative con gli albanesi, per il tramite di sodali brindisini, funzionali all’approvvigionamento di enormi partite di marijuana. Indrit Buja, quale referente del sodalizio albanese, sarebbe giunto in Italia a garanzia dell’operazione ed ospitato dai calabresi sia a Mileto che a Milano, ove si spostava in concomitanza dell’arrivo del carico. Filippo Gerardo Gentile e Giovanni Pastorello sarebbero stati uno dei finanziatori del narcotraffico, mentre Cristian Burzì, Francesco Colangelo e Domenico Mancuso, nella loro qualità di acquirenti; Mancuso e Burzì anche come venditori di stupefacente già nella loro disponibilità ed approvvigionato da canali di rifornimento olandesi nelle conoscenze di Domenico Mancuso. Fra i promotori, gli organizzatori e i finanziatori di un’importazione di 90 chili di marijuana dall’Albania che il boss Rocco Anello. I vibonesi avrebbero inoltre ospitato a Mileto l’emissario albanese giunto a garanzia dell’importazione; in tale occasione, lo stupefacente commissionato sarebbe stato volutamente dirottato dalla Puglia verso il porto di Ancona, concludendo il suo viaggio a Milano dove il sodalizio vantava la presenza di accoliti utilizzati per la vendita nel circondario milanese. In foto dall’alto in basso: Rocco Anello, Domenico Mancuso, Filippo Gerardo Gentile e Gianluca Pititto. 

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