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L’agricoltura, i cinghiali e il Wwf. La replica: «Io costretto a chiudere la mia azienda»

L’imprenditore di Maierato Giulio Greco risponde al presidente provinciale dell’associazione ambientalista Angelo Calzona, bocciando il ricorso ai cosiddetti metodi alternativi e rilevando i danni che gli ungulati fanno all’ambiente oltre che alle colture

L’agricoltura, i cinghiali e il Wwf. La replica: «Io costretto a chiudere la mia azienda»

Dall’imprenditore agricolo di Maierato, Giulio Greco, in replica all’articolo Abbattimento dei cinghiali nel Vibonese, il Wwf chiede l’accesso agli atti, riceviamo e pubblichiamo: Delle volte, prima ancora di scrivere solo per partito preso con l’unico intento di voler criticare e innalzare inutili e quanto mai sterili polveroni, basterebbe soffermarsi per un attimo a pensare a quelle che sono le evidenze contestuali. L’avvocato Calzone in un precedente e infelice comunicato, interviene solo per partito preso, dimostrando di non conoscere le evidenze oggettive e ignorando i danni che questo “alieno” (il cinghiale) fa soprattutto all’ambiente. Il rappresentante del Wwf parla di rispetto della normativa in tema di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. Per caso ha mai pensato al fatto che i cinghiali distruggono tutta la fauna che nidifica a terra? Si è mai posto il problema della scomparsa delle lepri? Lo sa perché stanno scomparendo le quaglie? Lo sa perché fanno fatica a riprodursi nel nostro territorio i fagiani? Oltre a questi, potrei fare mille altri esempi di danni che l’animale fa all’ambiente. Perché non interviene per ostacolare ciò? Perché si ostina a difendere solo ed esclusivamente il cinghiale? Questa è tutela dell’ambiente? 

Per quanto riguarda  l’attuale densità della popolazione di cinghiali nel territorio in oggetto è palesemente in esubero ed inoltre destinata ad aumentare vertiginosamente, se si considera l’elevata fertilità della specie. Per quanto riguarda le soluzioni alternative proposte, esse non hanno nessuna efficacia; questo lo sottoscrivo sia da tecnico che da agricoltore. Se ancora oggi dopo un decennio di danni si parla di metodi alternativi vuol dire che due sono le cose o non si vuole risolvere il problema o non si è coscienti della gravità. Oggi il cinghiale non è quello delle favole: schivo, riservato e con molta paura degli ambienti urbani. Il cinghiale di oggi è un animale paradomestico, un animale privo di timore e per questo motivo le soluzioni alternative proposte non hanno nessuna utilità, nessun fine, se non quello di rimandare la soluzione (che non può neanche essere solo nell’abbattimento selettivo). 

Chi parla di metodi alternativi, vuole distruggere l’agricoltura; foraggiamento dissuasivo, metodi bioacustici, recinzioni elettriche e metalliche. Che benefici possono dare? L’unico metodo che potrebbe dare risultati è il chiusino, per il resto sono metodi che fanno ridere i polli. Chi parla di recinzione; conosce una recinzione? Ha mai visto un cinghiale? Conosce la realtà territoriale? Ha mai sentito parlare di frammentazione aziendale? La recinzione elettrica o metallica è irrealizzabile tranne che per i piccoli orti. Per non parlare dei metodi bioacustici, oggi non sappiamo se sono dissuasori o richiami. Infine il foraggiamento, asso nella manica di chi vuol vedere un mondo con solo cinghiali; questo serve solo a nutrire i cinghiali. Oggi se qualcuno in Calabria parla di foraggiamento, vuol dire che non conosce il territorio e soprattutto non conosce affatto la problematica. Foraggiamento = ingrassare e far proliferare i cinghiali.

Da giovane agricoltore, dopo anni di attività e di vani tentativi di difesa delle mie produzioni,posso garantire che questi metodi non sono sostenibili e risultano inefficaci. Grazie a questi metodi anche io mi sto avviando all’abbandono della terra e alla chiusura definitiva della mia attività agricola. Mentre le varie lobby, giocano a spese e sulle spalle del povero contadino, qualcuno sta pensando alla pericolosità di detto animale nei confronti dell’uomo? Non solo per i numerosi e devastanti attacchi registrati, ma anche per la più recente diffusione della tubercolosi, infettiva sia nei confronti della salute umana ed anche nei confronti di molti altri esseri viventi. Lasciare che la diffusione vada avanti forse è un buon metodo di rispetto dell’ambiente? In definitiva presupporre un adeguato e drastico e immediato contenimento della specie è prerogativa essenziale per poter consentire un adeguato e mirato raggiungimento degli obiettivi prioritari soprattutto di tutela ambientale.

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