mercoledì,Novembre 27 2024

Rinascita Scott, Mantella alla prese con l’album fotografico

Il collaboratore nel corso della deposizione ha riconosciuto numerosi soggetti indicandone ruoli e collegamenti

Rinascita Scott, Mantella alla prese con l’album fotografico

E’ stata la volta dei riconoscimenti fotografici per Andrea Mantella, chiamato a testimoniare nel corso dell’udienza del maxiprocesso Rinascita Scott, ripresa ieri dopo l’interruzione per un sospetto caso di Covid fra le guardie giurate che prestano servizio nell’aula bunker di Lamezia Terme. Dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo, il collaboratore di giustizia ha riconosciuto gran parte dei soggetti le cui fotografie gli sono state mostrate in video. Ad iniziare dai fratelli Pasquale, Domenico e Nicola Bonavota, collocati da Mantella al vertice del “locale” di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio ma con amicizie pure fra i Pelle di San Luca, detti Gambazza. “E’ stato Vincenzo Bonavota – ha affermato Mantella – a lasciare in eredità ai figli tali legami, compresi quelli con gli Alvaro di Sinopoli ed i Morabito, Palamara e Bruzzaniti di Africo. Il locale di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio ha delle filiali anche in Canada, a Toronto, ed a Carmagnola, in Piemonte, dove operano gli Arona, così come a Genova con Onofrio Garcea, originario di Pizzo Calabro e parente degli stessi Bonavota. E’ stato Garcea – ha dichiarato Mantella – ad ospitare nel 2008 Domenico Bonavota all’epoca latitante. [Continua in basso]

Domenico Cugliari

Domenico Cugliari, detto Micu i Mela, è invece lo zio materno dei fratelli Bonavota e che, alla morte di Vincenzo Bonavota, ha preso in mano le redini del clan. E’ un soggetto di vertice della cosca, al cui comando è poi subentrato Pasquale Bonavota, mantenendo comunque Cugliari un ruolo di spicco, tanto da essere presente in molti dei summit in cui si decidevano pure omicidi”. Altri soggetti riconosciuti in foto da Andrea Mantella sono stati Francesco Fortuna, indicato pure lui ai vertici del clan Bonavota, Onofrio Barbieri e Giuseppe Barbieri, detto “Padre Pio”. Riconosciuti in foto ed indicati quali soggetti “vicini ai Bonavota, anche Antonio Patania, Giuseppe Ferito, Gianfranco Russo, Salvatore Bonavota e Raffaele Serratore, quest’ultimo indicato come “favoreggiatore della latitanza di Domenico Bonavota”.
Su Basilio Caparrotta, invece, Andrea Mantella ha affermato che si tratta di un soggetto di Sant’Onofrio rivale dei Bonavota ed in suo favore, al fine di risparmiargli la vita una volta uscito dal carcere, sarebbero intervenuti i Pelle di San Luca e il boss di Vibo Carmelo Lo Bianco, detto Sicarro.

Salvatore Morelli

Il locale di ‘ndrangheta di Vibo Valentia

Passando ai vibonesi, Andrea Mantella ha riconosciuto in foto numerosi soggetti, non tutti imputati in Rinascita Scott. Nomi come quelli del cugino Rosario Lo Bianco, alias “Pompa, coinvolto nell’omicidio di Piccione – ha affermato Mantella -, mentre Domenico Lo Bianco è il fratello di Paolo Lo Bianco”. Riconosciuti poi in foto: Domenico Macrì alias Mommo, Pasquale D’Andrea, Carmelo Chiarella, Domenico Tomaino, Roberto Cutrullà, Rosario Pardea “che trattava droga”, Salvatore Morelli, Salvatore Mantella, Nicola Suriano, Giuseppe Camillò, Franco Barba, Filippo Catania, Domenico Franzone, Giacomo Trimboli, Giuseppe Garzo, Giuseppe Barba, alias Pino Presa, Rosario Pugliese, detto Cassarola, Nazzareno Franzè, detto Paposcia, indicato da Mantella come esponente del clan lo Bianco-Barba, Leonardo Manco “cognato di Paposcia ed a cui hanno ucciso il padre Michele a Pizzo”, Nicola Manco, “genero di Carmelo Lo Bianco, detto Piccinni”, Enzo Barba, Vincenzo Mantella, Domenico Rubino.

Leoluca Lo Bianco (U Rozzu)

Su Nazzareno Lo Bianco, detto Giacchetta, Andrea Mantella ha invece affermato che si tratta di un “soggetto di vertice del clan Lo Bianco”, mentre sul fratello Leoluca Lo Bianco, detto “U Rozzu”, il collaboratore ha riferito che si tratta della stessa “persona che voleva uccidere Gianfranco Ferrante per vendicare la scomparsa per lupara bianca del cugino Nicola Lo Bianco, quest’ultimo figlio di Carmelo Lo Bianco detto Sicarro”.

Andrea Mantella ha poi riconosciuto in foto i fratelli Gentile, alias “Toba”, ovvero Emilio, Ivan e Sergio Gentile, definendoli come “delinquenti di basso spessore”. Solo Sergio Gentile si trova attualmente imputato in Rinascita Scott, mentre Ivan Gentile è stato candidato alle amministrative del 2019 a consigliere comunale di Vibo Valentia (non eletto). Su Sergio Gentile, Andrea Mantella ha affermato che “si tratta di un delinquente che ha scontato una condanna per omicidio e so che prima della mia collaborazione era stato affiliato nel clan Lo Bianco. Sergio Gentile si riforniva di droga da Tonino Forastefano di Cassano”. [Continua in basso]

Su Giuseppe Lo Bianco, detto “U Vruciatu”, (non imputato in Rinascita Scott), Andrea Mantella dopo averlo riconosciuto in foto ha invece affermato che si tratta di “un soggetto assunto all’ospedale di Vibo Valentia ed il soggetto che aveva fornito le chiavi di un ingresso secondario dell’ospedale a Francesco Scrugli e Francesco Fortuna che dovevano uccidere Domenico Belsito, lì ricoverato dopo essere stato sparato a Pizzo. Non c’è stato poi bisogno dell’omicidio in ospedale – ha continuato Mantella – in quanto nel corso della notte Domenico Belsito è deceduto mentre si trovava ricoverato. Giuseppe Lo Bianco era perfettamente a conoscenza, nel dare le chiavi a Scrugli, che quest’ultimo doveva andare ad uccidere Domenico Belsito”.

Gianfranco Ferrante

Fra i vertici del clan Lo Bianco, Andrea Mantella ha quindi indicato anche Antonio Lo Bianco (cl. ’48), riconosciuto in foto, e nella cui abitazione “di contrada Nasari si sono tenuti diversi summit di ‘ndrangheta”. Antonio Lo Bianco è imputato in Rinascita Scott. Su Francesco Carnovale, invece, Mantella ha riferito che si tratta “del genero di Carmelo Lo Bianco, detto Sicarro, nonchè nipote di Francesco Fortuna, detto Ciccio Pomodoro. Francesco Carnovale è cognato di Rosario Lo Bianco ed è stato favorito con la sua ditta di impianti termoidraulici quando Gianfranco Ferrante e Diego Bulzomì stavano facendo dei lavori in una costruzione”. Su Diego Bulzomì (non imputato in Rinascita Scott), Andrea Mantella ha invece affermato che si tratta di “un usuraio che operava pure per conto di Gianfranco Ferrante e trafficava droga anche a Messina”.

Carmelo D’Andrea

Riconosciuti poi in foto Bartolomeo Arena (attuale collaboratore di giustizia), Roberto Ceraso “che aveva una ditta di pulizie e partecipava – ha affermato il collaboratore – alle bische”, Antonino Lo Bianco, detto Nino Caprina”, Giuseppe Tavella “che lavora al museo e si occupava di traffico di reperti archeologici ed era legato a Salvatore Tulosai”, Carmelo D’Andrea, detto “Coscia d’Agneju”, Raffaele Pardea “alias Spaghetto, ‘ndranghetista di vecchio stampo”, Michele Lo Bianco, alias “U Ciucciu”, sul quale Mantella ha spiegato che per essere mandato ai domiciliari ai tempi dell’operazione “Nuova Alba ha finto un mal di schiena e che si tratta di un soggetto di spessore della cosca”, e Paolo Lo Bianco.

Bruno Emanuele

Il collaboratore, per quanto attiene i Lo Bianco, ha infine riferito che Carmelo Lo Bianco, detto “Caprina”, faceva “il guardiano al 501 ed al Lido degli Aranci, è cugino di Paolo Lo Bianco e faceva parte del clan”, mentre su Michele Lo Bianco, detto “Formaggio”, ha affermato che si tratta “dell’autista di Enzo Barba e durante una lite ha ucciso con una coltellata al cuore sua zia, la signora Zaccaria, moglie di Salvatore Lo Bianco”.

Della zona delle Preserre, Mantella ha infine riconosciuto in foto anche i fratelli Bruno e Gaetano Emanuele, Francesco ed Angelo Maiolo di Acquaro, Salvatore Zannino, Girolamo Macrì e Francesco Alessandria, detto Mustazzu.

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