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Chiosco azzurro, Francolino: «Un abuso la demolizione del mio locale»

Gli uffici di "Palazzo Luigi Razza" hanno notificato solo ieri l’ordine di abbattimento al proprietario che si scaglia contro l’amministrazione e ricorre al Tar

Chiosco azzurro, Francolino: «Un abuso la demolizione del mio locale»

L’ordinanza di demolizione del Chiosco azzurro è stata notificata solo ieri a Giuseppe Francolino, proprietario del manufatto abusivo situato in piazza Capannina a Vibo Marina. Struttura che le ruspe avrebbero dovuto abbattere il 13 maggio scorso. Operazioni rimandate non per la forte opposizione dell’ex collaboratore di giustizia – che nel suo locale si è barricato con tanto di cappio al collo e tanica di benzina -, ma per la presenza di eternit di copertura sul chiosco.
«Se solo quel “falso” cavillo non fosse stato riscontrato, il Comune di Vibo avrebbe certamente commesso un illecito. “Falso” poiché il tetto dichiara Francolino – non sarebbe rivestito da eternit ma da cementite, sostanza non tossica». Per gli avvocati Giovanna Fronte, Marco Talarico e Michele La Rocca, legali di Francolino, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Maria Limardo avrebbe commesso un grave errore. Gli uffici preposti avrebbero infatti “dimenticato” di inviare un atto indispensabile, senza il quale non si poteva procedere alla demolizione. La stessa carta che Francolino invocava il giorno dell’arrivo delle forze dell’ordine che, invano, hanno tentato di farlo uscire dal fabbricato ritenuto abusivo e pericolante.
Quell’ordinanza che, dopo formale richiesta di accesso agli atti da parte degli avvocati, risultava essere in consegna. Tant’è che solo ieri mattina il messo comunale ha recapitato a Francolino l’ordinanza di demolizione numero 11 del 26 Novembre del 2020.
Da qui la decisione dei legali di presentare un ricorso al Tar per impedire la demolizione del manufatto. Inoltre gli stessi invieranno alla Procura della Repubblica, al prefetto – e per conoscenza al sindaco di Vibo – una serie di esposti presentati in questi anni da Giuseppe Francolino.
Quest’ultimo si dice disponibile a lasciare il chiosco purché il Comune gli fornisca un alloggio dignitoso dove poter vivere con la sua famiglia: una moglie e due figli minorenni.

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