‘Ndrangheta: “Luce nei boschi”, il Comune di Pizzoni parte civile pure in Cassazione
In appello il processo si è concluso con 14 condanne e 155 anni di carcere per capi e gregari del “locale” di Ariola di Gerocarne
Sarà l’avvocato Giovanni Vecchio a rappresentare in Cassazione gli interessi del Comune di Pizzoni, parte civile nel processo “Luce nei boschi”, concluso in appello a Catanzaro nel luglio del 2016 con una sentenza di condanna per 14 imputati a complessivi 155 anni di carcere. E’ quanto deliberato dalla giunta comunale di Pizzoni dopo la comunicazione pervenuta dall’avvocato Paolo Del Giudice che ha informato l’ente della proposizione di un ricorso alla Suprema Corte da parte degli imputati Emanuele Bruno e Vincenzo Bartone e della necessità di nominare un avvocato cassazionista perché assista il Comune in giudizio. Da qui la nomina per l’avvocato cassazionista, Giovanni Vecchio del Foro di Vibo Valentia, autorizzato a proporre anche in tale ultimo grado di giudizio tutte le domande utili al Comune di Pizzoni. La sentenza d’Appello del processo “Luce nei boschi” si era così conclusa: 24 anni di carcere per Bruno Emanuele, ritenuto a capo dell’omonimo clan di Sorianello e Gerocarne; 15 anni per Gaetano Emanuele; 16 anni per Antonio Altamura, ritenuto il capo storico del “locale” di ‘ndrangheta di Ariola di Gerocarne; 12 anni e 2 mesi per Franco Idà, cognato di Bruno Emanuele; 12 anni a testa per Francesco Capomolla, Giovanni Loielo, Vincenzo Bartone e Pasquale De Masi; 8 anni Leonardo Bertucci e Antonio Gallace; 7 Vincenzo Taverniti e Nazzareno Altamura; 6 anni per il collaboratore di giustizia, Domenico Falbo; 1 anno e 6 mesi a Giuseppe De Girolamo.
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