Rinascita Scott, Mantella e le ingerenze dei clan a Vibo nella gestione dei funerali
Latitanti spostati grazie alle ambulanze delle agenzie funebri, protesi d’oro rubate ai cadaveri in ospedale e “regole” del mercato imposte dai mafiosi
Ha aperto anche il capitolo inerente il “mercato” dei funerali a Vibo Valentia, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella che ha continuato pomeriggio la sua deposizione nel maxiprocesso nato dall’operazione Rinascita Scott. Rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Annamria Frustaci, il collaboratore ha spiegato di aver conosciuto i “fratelli Curello che hanno un’agenzia funebre e in particolare il padre aveva una società con Baldo, quest’ultimo sponsorizzato dai Fiarè di San Gregorio d’Ippona. Alla morte del padre, i Curello si sono divisi da Baldo e i figli hanno aperto l’agenzia funebre nei pressi dell’ospedale di Vibo Valentia. I Curello – ha dichiarato Mantella – sono vicini anche ai Bonavota di Sant’Onofrio, ai Piscopisani, a Gregorio Gasparro di San Gregorio ed a Nazzareno Felice di Piscopio”. Andrea Mantella ha quindi parlato di una sorta di divisione a Vibo per la gestione dei funerali dove accanto a Baldo e Curello si sarebbe inserito pure Orazio Lo Bianco “il quale girava poi i soldi a Rosario Pugliese, detto Cassarola”. Per la gestione dei funerali una parte dei proventi va alle cosche, per i Curello i soldi vanno a Nazzareno Felice di Piscopio e Gregorio Gasparro di San Gregorio d’Ippona, per i Baldo i soldi vanno ai Fiarè”. [Continua in basso]
I cadaveri privati delle protesi d’oro
Il collaboratore ha poi svelato alcuni macabri particolari appresi nel corso della sua carriera criminale e che chiamano in causa il personale infermieristico dell’ospedale di Vibo. “Le varie ditte di onoranze funebri su mettevano d’accordo – ha dichiarato Mantella – in occasione dei funerali e venivano avvertiti dei decessi da alcuni infermieri che nell’obitorio dell’ospedale si rubavano pure le protesi d’oro dei defunti. I Curello avevano un aggancio nell’ospedale di Vibo e a seguito dei decessi si assicuravano quasi tutti i funerali, quantomeno dal 2006 in poi, attraverso un dipendente dell’ospedale”.
Le ambulanze per spostare mafiosi e latitanti
Andrea Mantella ha poi rivelato che in alcune occasioni si sarebbe spostato da Vibo nella clinica cosentina “Villa Verde”, dove si trovava ai domiciliari, utilizzando le ambulanze che sarebbero state messe a sua disposizione dai Curello. “Ho utilizzato una loro ambulanza, senza mai pagare, pure per andare da Vibo Valentia a Villa Verde, nel Cosentino, per trovare Francesco Scrugli che lì si trovava agli arresti domiciliari. Io ero all’epoca sorvegliato speciale. L’ambulanza dei Curello quando mi dovevo spostare, ed evitare così di essere controllato, era guidata da Salvatore Morelli. [Continua in basso]
Dell’ambulanza si sarebbe servito anche il boss di San Gregorio d’Ippona, Saverio Razionale “per andare da Roma in Calabria quando era sorvegliato speciale, ambulanza che gli veniva fornita da Gregorio Gasparro e Nazzareno Felice anche – ha dichiarato Mantella – per spostare la droga senza dare nell’occhio, così come una volta mi disse pure Rosario Battaglia. Io stesso ho incontrato Saverio Razionale nella sua villa di Briatico quando scendeva con questo sistema del trasporto in ambulanza e poi subito dopo risaliva per Roma”.
Andrea Mantella ha poi spiegato che nel “nel villaggio Garden degli Stillitani è stato ospitato il latitante Giuseppe De Stefano”, figlio del defunto boss Paolo De Stefano. A gestire la latitanza di Peppe De Stefano nel Vibonese sarebbero stati “Domenico e Nicola Bonavota e Francesco Fortuna, tutti di Sant’Onofrio”. Anche Giuseppe De Stefano avrebbe utilizzato “le ambulanze dei Curello che da latitante, quando era ospite dei Bonavota al Garden di Pizzo degli Stillitani, andava e veniva da Reggio Calabria. Questo avveniva quando Peppe De Stefano era latitante, tra il 2004 e il 2005. In precedenza – ha concluso Mantella – io viaggiavo con le ambulanze di Pippo Polistena, ma poi i Curello hanno soppiantato Polistena perché si è rivelato poco serio”. Coinvolti nell’operazione Rinascita Scott sono: Antonio Curello, 48 anni, di Sant’Onofrio, Nazzareno Curello, 60 anni, di Piscopio e Saverio Curello, 43 anni, di Sant’Onofrio.
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