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Debito Tefisel, Callipo: «Ecco le prove che inchiodano Nicotra»

Il primo cittadino di Pizzo ribatte, carte alla mano, alle dichiarazioni dell'ex sindaco Fernando Nicotra sulla società di riscossione che oggi vanta un credito di circa un milione e 100mila euro nei confronti del Comune.

Debito Tefisel, Callipo: «Ecco le prove che inchiodano Nicotra»

«Nicotra può affannarsi quanto vuole a negare la realtà dei fatti, ma gli atti parlano chiaro e sono lì a dimostrare non soltanto le evidenti responsabilità della sua amministrazione, ma anche quanta scarsa credibilità abbia la sua parola».

Il primo cittadino di Pizzo, Gianluca Callipo, ribatte, carte alla mano, alle dichiarazioni dell’ex sindaco Fernando Nicotra, «dimostrando in maniera inconfutabile la responsabilità dell’ex amministrazione nella mancata nomina da parte del Comune dell’arbitro che avrebbe dovuto far parte del collegio chiamato a decidere sul contenzioso con Tefisel, la vecchia società per la riscossione dei tributi comunali, alla quale fu affidato il servizio a fine Anni ’90, e che oggi vanta nei confronti dell’Amministrazione napitina un credito di circa un milione e 100mila euro.

Nella sua piccata replica, Nicotra ha sostenuto di aver fatto il possibile per difendere le ragioni del Comune in sede di lodo arbitrale e cita a sua discolpa la nomina dell’avvocato Francesco Izzo, che andò ad affiancare l’avvocato Anna Napoli, già nominato in precedenza.

«In questo modo cerca soltanto di mischiare le carte nel vano tentativo di tirarsene fuori – continua Callipo -. Ma il punto non è la nomina dei legali che rappresentarono il Comune in giudizio, ma la nomina dell’arbitro, cioè del “giudice” che insieme agli altri due, uno indicato dalla Tefisel e l’altro dal Tribunale, dovevano decidere».

Le conferme alla tesi di Callipo arrivano dallo stesso avvocato Izzo, che dopo aver letto sulla stampa le dichiarazioni di Nicotra, ha contattato il primo cittadino per chiarire che il suo ruolo fu soltanto quello di rappresentante legale del Comune in qualità di avvocato difensore e non certo quello di giudice arbitrale.

«Dal dispositivo del lodo, emesso nel 2009 e fornitoci dallo stesso avvocato Izzo, si evincono tutte le date e le circostanze che inchiodano Nicotra, il quale guidò Pizzo da maggio 2007 a maggio 2011 – continua Callipo -. In particolare, si legge che la procedura arbitrale fu introdotta da Tefisel con atto di ricorso notificato al Comune in data 28 maggio 2007, cioè il mese dell’insediamento di Nicotra, il quale avrebbe dunque potuto e dovuto procedere alla nomina dell’arbitro di propria competenza, cosa che invece non fece. Tant’è, che poco più avanti, nello stesso atto, si legge che “non avendo il Comune ottemperato alla nomina del proprio arbitro nel termine fissato, la Tefisel ricorreva come da clausola arbitrale al Tribunale di Vibo Valentia affinché ne nominasse uno in sua vece”. Un’inadempienza gravissima, incomprensibile per chi ragiona in buona fede. È come se, per assurdo, un imputato rifiutasse di indicare il giudice che deve decidere sulla sua sorte. Tutta la procedura, dall’inizio alla fine, si svolse durante il suo mandato. Eppure, oggi, ci viene a dire che fece il possibile per salvaguardare l’Amministrazione. Solo chiacchiere di chi sa di avere sulla coscienza questo ennesimo fallimento, ma non ha sufficiente onestà intellettuale e politica per ammetterlo».

La vicenda Tefisel è tornata di stretta attualità dopo che la Corte di Cassazione ha recentemente chiuso il lungo iter processuale, confermando in via definitiva la legittimità del lodo arbitrale che nel 2009 condannò il Comune a pagare circa 700mila euro a favore della società di riscossione, somma poi lievitata per rivalutazione e interessi alla cifra attuale di un milione e 100mila euro. Una mazzata per le casse comunali di Pizzo, già provate da una grande massa debitoria maturata sempre durante la gestione precedente.

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