Federcaccia Vibo contro il Wwf: «Nostra attività non ha nulla a che vedere col Covid»
La sezione provinciale della Federazione: «Lascino stare chi tiene davvero all’ambiente, noi non disturbiamo né infettiamo nessuno»
«Ancora una volta il Wwf è riuscito a superarsi nel suscitare ilarità con le sue bislacche teorie sull’attività venatoria ai tempi del Covid. Secondo lor signori, in tempo di pandemia non bisogna pensare di tutelare gli agricoltori disperati per i danni che subiscono da orde incontrollate di cinghiali. A loro dà fastidio che i cacciatori, si muovano da soli tra boschi e colline senza disturbare né infettare nessuno, tentando di contenere il proliferare di questi suidi. A loro fa orrore anche il consumo di carne di cinghiale, che è buona e consigliata a chi ha problemi legati all’alimentazione in quanto priva di grassi. Per il Wwf son meglio le bistecchine o costate di maiale che notoriamente si suicidano da sole e si trasformano in tanti pacchettini sui banchi dei supermercati, insieme a polletti, coniglietti e prosciuttini». È dai toni duri la nota con la quale la sezione provinciale di Federcaccia si scaglia contro il Wwf Calabria, che aveva criticato l’ordinanza di Spirlì che «consente la caccia di selezione al cinghiale anche al di fuori del proprio comune e anche dopo le ore 22».
«Il Wwf – si legge ancora – pensa di avere il monopolio su ciò che va bene o non va bene per l’ambiente e qualche settimana fa spacciava come vittoria al Tar Calabria la revisione della Vinca dovuta ad un mero fatto burocratico, omettendo di dire che il Tar ha dato torto al Wwf sul calendario venatorio, sui periodi di caccia e sulle specie cacciabili».
E ancora: «Ci chiediamo perché mai nell’Oasi dell’Angitola non si possano cacciare i cinghiali, poiché è notorio che quando questi subiscono la pressione venatoria è lì che si rifugiano e si riproducono, per poi ripartire ad alimentarsi nei vicini territori a spese degli agricoltori. Non si capisce poi, che ci fa il lago Angitola, nella convezione di Ramsar che riguarda la protezione e la salvaguardia delle zone umide, quando il lago in questione è un lago artificiale, con acque profonde, un ambiente mal gestito, tanto che le migliaia di uccelli acquatici che frequentavano una volta il lago non si fermano più».
«Se ne faccia una ragione il Wwf, la caccia di per sé è un’attività che, dal punto di vista epidemiologico, non ha alcuna influenza sulla pandemia, tantomeno l’attività di addestramento dei cani che si traduce nei fatti in passeggiate con gli ausiliari. Noi cacciatori in questi mesi abbiamo dato prova di responsabilità e serietà comportandoci da cittadini esemplari, agendo anche con gesti di solidarietà, in maniera tangibile, verso la nostra struttura sanitaria in difficoltà, mettendo a disposizione le nostre modeste risorse senza fare alcuna pubblicità. Se il Wwf pensa di tutelare solo la “movida” o lo sfrenato shopping di massa che generano pericolosi assembramenti, faccia pure, ma – è la conclusione – lasci stare chi alla tutela della gente e dell’ambiente ci tiene davvero».