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Cinque anni dalla scomparsa di Maria Chindamo, il 6 maggio sit in di Libera

La manifestazione si terrà davanti al cancello dell'azienda agricola a Limbadi, dove nel 2016 si sono perse le tracce dell'imprenditrice di Laureana di Borrello. «Verità e giustizia per Maria»

Cinque anni dalla scomparsa di Maria Chindamo, il 6 maggio sit in di Libera

«Ogni anno che passa dalla scomparsa di Maria, diventa sempre più forte la domanda di verità e giustizia da parte dell’intera comunità. Scuole, associazioni, enti, istituzioni, i media e tantissima gente comune della Calabria e dell’Italia intera si domanda dov’è Maria». Con queste parole Libera Vibo Valentia annuncia la manifestazione che si svolgerà il 6 maggio in occasione dei cinque anni dalla scomparsa di Maria Chindamo, l’imprenditrice di Laureana di Borrello, avvenuta nel territorio di Limbadi.

«Maria – prosegue Libera – non è sola. Accanto a lei ed alla sua famiglia la comunità intera instancabilmente chiede che il tribunale clandestino e mafioso che ha accusato processato e condannato a morte Maria e altre donne, deve essere smantellato. Che le terre di Maria non siano nel mirino di sciacalli che rubando nelle sue terre vogliono fare scomparire ancora una volta Maria insieme al futuro delle sue figlie e di suo figlio».

Il 6 maggio, alle ore 11.00, Libera, Agape, il progetto “Mettiamoci una croce sopra. I giovani verso il voto in Calabria”, comitato “Controlliamo noi le terre di Maria” e Penelope Italia Odv hanno organizzato un sit-in proprio davanti al cancello dell’azienda agricola di Maria Chindamo dove nelle prime ore del mattino di quel giorno la 44enne venne aggredita da una o più persone.

«Di lei – prosegue Libera – rimangono solo tracce di sangue sulla sua auto bianca e sul muretto della proprietà, insieme alle ciocche dei suoi bellissimi capelli neri. In questi cinque anni dopo tanto silenzio qualcosa si è smosso ma ancora non basta. Occorre che tutti quelli che sanno parlino. Lo chiedono anche gli studenti e le studentesse della Calabria che in tanti e tante hanno ascoltato le testimonianze di questa famiglia che non si è arresa, che non ha mai perso la fiducia nello Stato, che ha continuato a testimoniare fede nella giustizia e nella legalità, a portare un messaggio d’amore, a chiedere non vendetta ma giustizia. E questo è il messaggio di speranza e di responsabilità che le giovani ed i giovani calabresi, la società civile tutta, vogliono fare proprio e rilanciare».

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