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Recovery fund, miliardi di risorse scippate al Sud con il placet del ministro Carfagna

Sindaci già sul piede di guerra: applicando i criteri dell'Unione europea, spetterebbero al Mezzogiorno circa i due terzi delle risorse destinate all'Italia ma ne arriveranno molte di meno

Recovery fund, miliardi di risorse scippate al Sud con il placet del ministro Carfagna
Il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna

di Pino Aprile
Comincia la protesta dei 500 sindaci del Sud contro lo scippo delle risorse del Recovery Fund destinate dall’Unione Europea principalmente all’Italia (un quarto del totale: in origine 209 miliardi su 809), per fare nel Mezzogiorno tutto quel che i governi nazionali non hanno mai fatto, e renderlo finalmente “europeo” per infrastrutture e servizi.

Quanto si temeva sta avvenendo: applicando i criteri usati dall’UE (popolazione, reddito, disoccupazione) per suddividere quelle risorse, circa i due terzi del tutto spettano al Sud: 66%, stando al conteggio dei rappresentanti delle Regioni del Sud nella Conferenza Stato-Regioni; poco meno del 70, secondo i calcoli del parlamentare europeo Piernicola Pedicini; il 70% stabilì il primo e a lungo unico studio sul RF, condotto dalla Commissione Economia del Movimento 24 agosto per l’Equità Territoriale; il 75, calcola il gruppo di studio incaricato dal sindaco di Messina, Cateno De Luca.

Invece, la ministra per il Mezzogiorno, Mara Carfagna, si ferma al 40, ma con il trucco, perché nel conto include pure i fondi Riact-Eu e Fsc (sviluppo e coesione), che sono già destinati, in quota fissata per legge, al Sud, e riguardano altri cespiti di spesa. Depurato dalla patacca, quel truffaldino 40 scende a 32; e a precisarlo sono parlamentari meridionali del Pd (qualcosa succede!) Piero De Luca, Pietro Navarra e Ubaldo Pagano.

Ma quel 32% è “lordo” perché, per l’interconnessione economica fra Nord e Sud, ogni euro investito nel Mezzogiorno fa rimbalzare 41 centesimi al Nord (se investito al Nord ormai saturo, quell’euro “produce” solo 5 centesimi scarsi); pertanto il 32%, tolto il 41 che va al Nord, diventa scarso il 20% vero.

Una truffa di portata storica! Ma coerente con il modo di essere “unitario” del nostro Paese, perché furono rubati e trasferiti al Nord pure i soldi del Piano Marshall (European Recovery Program, ERP) inviati dagli Stati Uniti per ricostruire l’Italia dopo la seconda guerra mondiale e destinati soprattutto al Sud, distrutto da due anni di battaglie (Napoli fu la seconda città europea più bombardata: 105 volte). In nome della “ricostruzione” (non di quel che era distrutto) la Lombardia si prese da sola il doppio di tutte le regioni del Sud messe insieme; al Nord, complessivamente, andò l’87% e solo il 13 al Mezzogiorno. Per capire di cosa parliamo: i soldi del RF sono circa 17 volte quelli dell’ERP.

E la ministra sembra gongoli e chieda un “Brava!” (pure!?), nella sua esposizione in Parlamento, per una percentuale da denuncia per appropriazione indebita della differenza?
Per la stessa percentuale da furto, in migliaia firmarono la richiesta di dimissioni dell’allora ministra ai Trasporti, Paola De Micheli. E la ministra Carfagna, dopo quelli che ora appaiono a tutti gli effetti una grande sparata di fumo negli occhi, gli “Stati generali del Sud”, vuole pure applausi?

E peggio ancora il presidente della Commissione per le politiche dell’Unione Europea al Senato, Dario Stefàno, Pd, che dice di aver fatto qualcosa per portare la quota di RF da spendere al Sud, dal 30 al 40%. Tre volte criticabile: il 30 è un coniglio morto tirato fuori dal suo cappello: il 40 è finto; e fosse vero sarebbe ladro, perché Stefàno non può ignorare che prima il Senato, poi Camera dei deputati hanno votato documenti, ormai agli atti parlamentari, per chiedere al governo il rispetto delle indicazioni dell’UE sulla ripartizione dei fondi (i tre criteri).

Dal momento che una parte rilevante, maggioritaria di quei fondi deve essere gestita dai Comuni, i sindaci del Sud, aggregatisi senza distinzione di appartenenze politiche, stanno per avviare una serie di forme clamorose di protesta (c’era pure stato un inutile incontro con la Carfagna), incluse iniziative giudiziarie, ricorsi a Bruxelles, manifestazioni pubbliche.
Qualcuno stenta a capire che il vento è cambiato a Mezzogiorno: tutt’è paise da Baselecata se so scetate…, pure ‘a Calabria mo’ s’è arrevotata!

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