‘Ndrangheta, bunker per latitanti a Mileto: rigettato il ricorso di Marco Arcuri
La Cassazione nega il risarcimento per ingiusta detenzione al genero del boss Gregorio Bellocco di Rosarno. Sottolineate pure le frequentazioni con elementi del clan Mancuso di Limbadi
Rigettato dalla quarta sezione penale della Cassazione il ricorso proposto da Marco Arcuri, 46 anni, di Rosarno (in foto), genero del boss di Rosarno Gregorio Bellocco (in foto in basso) avverso il diniego alla richiesta di riparazione per ingiusta detenzione subita nell’ambito di un’indagine per associazione mafiosa sulla cosca Bellocco.
Confermata così la decisione presa nel maggio del 2016 dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria che aveva ritenuto sussistente un comportamento ostativo di Marco Arcuri ravvisato, tra l’altro, nella disponibilità a realizzare bunker interrati per latitanti nel territorio comunale di Mileto, nel Vibonese, e ad accompagnarsi ad esponenti del clan Bellocco di Rosarno e Mancuso di Limbadi.
Assolto dall’accusa di associazione mafiosa, i giudici sottolineano però che all’atto dell’arresto Marco Arcuri si era avvalso della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio di garanzia e l’assoluzione era conseguita all’affermazione del gup secondo cui le condotte accertate non erano espressive di una partecipazione criminosa in ordine all’associazione mafiosa, quanto piuttosto di un favoreggiamento e procurata inosservanza di pena, “reati nei quali quello associativo “non poteva essere riqualificato, stante la irriducibile diversità delle condotte e della oggettività giuridica dei reati”.
Nessuna riparazione per ingiusta detenzione, dunque, per il giudice di merito ed anche per la Cassazione, in quanto Marco Arcuri con il suo contegno ed i suoi comportamenti avrebbe concorso a darvi causa.