‘Ndrangheta: Cassazione conferma confisca beni per i Galati di Mileto
Le unità immobiliari sono intestate alla moglie ed alla figlia di Antonio Galati coinvolto nell’operazione antimafia denominata “Quadrifoglio”
La quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato “inammissibili” i ricorsi di Fortunata Maccarone, 59 anni, originaria di San Calogero, e di Maria Galati, 42 anni, originaria di Comparni di Mileto, rispettivamente moglie e figlia di Antonio Galati, 65 anni, pure lui di Comparni di Mileto, condannato nell’aprile dello scorso anno a 10 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa dal Tribunale di Milano che l’ha ritenuto al vertice dell’omonimo clan da tempo trapiantato in Lombardia.
Il ricorso delle due donne del Vibonese era finalizzato ad annullare il decreto con il quale la Corte di appello di Milano in data 10 maggio 2016 ha confermato quello del Tribunale di Como del 17 settembre 2015 che dispose le misure di prevenzione patrimoniale della confisca di unità immobiliari formalmente intestate a Fortunata Maccarone e Maria Galati ma ritenute dai magistrati nella concreta disponibilità di Antonio Galati, coinvolto nell’operazione antimafia denominata “Quadrifoglio”.
Il provvedimento oggetto del ricorso per Cassazione era già stato dichiarato inammissibile una prima volta poichè gli appelli delle due donne erano stati proposti da un difensore di fiducia non munito di procura speciale. Il nuovo difensore, munito questa volta di procura speciale, ha quindi lamentato una violazione di legge in quanto a suo avviso la Cassazione avrebbe dovuto assegnare alla parte un termine perentorio per munirsi di valida procura.
Anche tale doglianza è stata però respinta dalla Suprema Corte restando quindi confermata la confisca delle unità immobiliari dei Galati.
Nell’ambito del processo nato dall’operazione “Quadrifoglio”, il Tribunale di Milano il 21 aprile 2016, oltre ad Antonio Galati ha condannato pure ad 8 anni e 2 mesi Fortunato Galati, 38 anni, appartenente ai Galati di San Giovanni di Mileto, figlio del boss Salvatore Galati (che sta scontando l’ergastolo per duplice omicidio) e a 8 anni Antonio Denami, 31 anni, di San Costantino Calabro; 6 anni e 4 mesi di carcere invece la condanna per Giuseppe Galati, di 38 anni, figlio di Antonio, mentre Pino Galati, 45 anni, di San Calogero, nipote di Antonio e primo cugino di Giuseppe, appartenente al ramo dei Galati di San Calogero è stato condannato alla pena di 6 anni ed 8 mesi di reclusione.
Pino Galati ha riportato poi una condanna per narcotraffico pure in altra operazione denominata “Meta 2010” per un narcotraffico internazionale messo in pedi con il broker della cocaina Vincenzo Barbieri, ucciso nel marzo del 2011 nella sua San Calogero. Fra i condannati del processo “Quadrifoglio” anche Luigi Addisi, di San Calogero, all’epoca dei fatti consigliere comunale a Rho (Milano) in quota Pd. Per lui 7 anni di reclusione.