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‘Ndrangheta: processo a Vibo a prete e maresciallo, giudici si astengono

Tribunale incompatibile dopo la sentenza contro i Patania di Stefanaconi. Atti al presidente per individuare un nuovo Collegio. Accolta la richiesta delle difese di don Salvatore Santaguida e dell’ex comandante dei carabinieri di Sant’Onofrio, Sebastiano Cannizzaro

‘Ndrangheta: processo a Vibo a prete e maresciallo, giudici si astengono

Era iniziato normalmente oggi pomeriggio il processo che vede sul banco degli imputati il sacerdote don Salvatore Santaguida, per tanti anni parroco di Stefanaconi ed ora in servizio a Pizzo, e l’ex comandante della Stazione dei carabinieri di Sant’Onofrio, Sebastiano Cannizzaro. Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto da Lucia Monaco, a latere i giudici Pia Sordetti e Giovanna Taricco, aveva infatti deciso per la normale trattazione del dibattimento – che vede i due imputati rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa – anche dopo aver emesso il 12 marzo la sentenza nei confronti di altri 14 imputati del medesimo procedimento nato dall’operazione antimafia denominata “Romanzo criminale”.

Un chiaro caso di incompatibilità alla trattazione del processo nei confronti di don Salvatore Santaguida e Sebastiano Cannizzaro che è però stato preso in considerazione e rilevato solo dopo essere stato sollevato in aula dalle difese degli imputati che prima della prosecuzione del dibattimento hanno posto al Tribunale la questione in via preliminare.

In particolare, l’avvocato Enzo Galeota ha fatto notare ai giudici del Collegio che, dopo aver emesso il 13 marzo la sentenza di condanna nei confronti di 9 imputati su 14 riconoscendoli colpevoli di associazione mafiosa (clan Patania di Stefanaconi), non possono non aver apprezzato – anche solo in via incidentale – pure le condotte di concorrenti esterni nella stessa associazione contestate a Salvatore Santaguida e Sebastiano Cannizzaro, la cui posizione (entrambi rispondono a piede libero) era stata stralciata solo per permettere agli stessi giudici di andare a sentenza nei confronti di tutti gli altri imputati detenuti che rischiavano di essere scarcerati per scadenza dei termini massimi di custodia cautelare.

L’avvocato Aldo Ferraro, difensore insieme a Pasquale Patanè di Sebastiano Cannizzaro, ha inoltre fatto presente al Collegio che nella stessa ordinanza cautelare dell’operazione “Romanzo criminale” si parla di potere mafioso del clan Patania manifestato all’esterno anche attraverso l’appoggio del sacerdote e dell’allora maresciallo Cannizzaro. Avere allora lo stesso Tribunale già ritenuto di affermare l’esistenza del clan Patania con la sentenza del 12 marzo scorso, per le difese significa anche aver indirettamente e incidentalmente anticipato pure un giudizio di colpevolezza nei confronti degli imputati Santaguida e Cannizzaro

La “connessione” con il processo già giunto a sentenza. Ad ulteriore conferma di tale tesi, l’avvocato Aldo Ferraro ha inoltre fatto presente al Tribunale che è stato lo stesso Collegio l’1 luglio del 2015 a riunire il processo nei confronti di Cannizzaro e Santaguida a quello principale che vedeva imputati i Patania. Segno evidente che per i giudici si trattava del medesimo procedimento penale da trattare quindi con un unico processo, stante la connessione delle contestazioni mosse agli imputati. Come dire: se si fosse trattato di due processi con fatti distinti e separati, lo stesso Tribunale non li avrebbe mai riuniti. Ed averli riuniti per poi andare a sentenza per tutti, tranne che per due imputati (Cannizzaro e Santaguida), non può non comportare una situazione di incompatibilità per lo stesso Tribunale che si troverebbe a giudicare due concorrenti esterni ai medesimi imputati già condannati.

L’astensione dei giudici. Ascoltate le questioni giuridiche con le quali i difensori dei due imputati hanno chiesto al Collegio di astenersi per sopravvenuta incompatibilità a poter continuare il processo nei confronti degli imputati Salvatore Santaguida e Sebastiano Cannizzaro, il Tribunale si è quindi ritirato in camera di consiglio per decidere il da farsi. Una lunga camera di consiglio andata avanti per oltre due ore ed al termine della quale il Collegio presieduto da Lucia Monaco (a lato in una foto di repertorio) ha letto un’ordinanza con la quale i giudici hanno dichiarato di astenersi dalla prosecuzione della trattazione del processo mandando gli atti al presidente del Tribunale, Alberto Filardo, affinchè individui tre nuovi giudici non incompatibili. La decisione finale passa quindi ora direttamente al presidente Filardo,che dovrà valutare le ragioni poste alla base della richiesta di astensione formulata dai tre magistrati.

La prossima udienza del processo è stata intanto fissata per l’8 maggio.

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